martedì 29 marzo 2011

Una laurea che concede….

Tutto nasce da una telefonata ricevuta durante un pomeriggio di fine marzo, pochi convenevoli e concordiamo un appuntamento sotto il mio ufficio.
La controparte di questo appuntamento è lo Stè, Amico con il quale ho condiviso e spero di condividere momenti di vita vissuta motociclistica ed enogastronomica.
Il luogo dove siamo diretti e sovente lo stesso, la Trattoria di Torba, ove le mistiche sorelle Paola e Daniela riescono a sublimare l’esperienza gastronomica come delle navigate alchimiste.
Stavolta però l’occasione è speciale:
Pietro( il figlio di Paola ) si è laureato e si festeggia in compagnia.
Entriamo in leggero ritardo eppure la sensazione di essere li da ore nonostante fossimo appena arrivati non riesce a stupirmi, qui è sempre così.
C’è un tavolino in un angolo, non a caso apparecchiato di raso rosso come tutti i tavoli questa sera, che ci fa l’occhiolino come se non stesse aspettando altro che noi.
Mi siedo, è curioso come da questa postazione si abbia il pieno controllo della situazione della sala, non sfugge nulla al mio sguardo. I grossi vassoi di risotto portati dalla Paola, le chiacchiere rumorose e gioiose di Pietro e dei suoi tanti amici, a volte debbo far ripetere allo Stè cosa mi stesse dicendo, mi distraggo spesso ad osservare le persone.

Qui sono tutti giovanissimi e con Stè ci sentiamo i “nonni” in sala, eppure non siamo una sgradevole appendice, riusciamo ad immedesimarci ed ad integrarci alla perfezione.
Pietro d’altronde sembra l’inconsapevole direttore d’orchestra che si districa con sapienza tra un tavolo e l’altro. Non ha trascurato nessuno degli ospiti, un grande.

La cena procede spedita tra un Barbera che scorre e del risotto che simile a magma fumante si distribuisce mollemente sui nostri piatti.
Champagne, radicchio e salsiccia sono le tre varianti con le quali la Daniela ci rapisce i sensi, non contenta opererà un successivo e succulento misfatto più tardi a base di sua maestà lo Stinco.
Patate saltate ed un tris di ottime verdurine stufate ( zucchine, radicchio e cipolle ) a mo’ di rustico contorno.
Una commistione di sapidi e goderecci sapori che risvegliano ricordi e che ne creano di nuovi da conservare con cura.

L’invasione da parte nostra della cucina come comprimari aiutanti nello sparecchiare e nel servire gli ottimi dolci (torta alla crema di marroni, torta biscotto al cioccolato e torta rustica al caffè), un momento speciale nella sua naturalezza e spontaneità grazie al quale rinuncio per un attimo alla mia discrezione con la richiesta di sdebitarmi da parte mia verso questa allegra famiglia: una cena ungherese preparata da me per tutti loro.
A dire il vero mi sarei aspettato un diniego da parte della Daniela.
Supponevo, forse peccando di una certa presunzione che avrei potuto mostrare io ad una simile richiesta, che uno chef difficilmente potesse cedere il proprio regno al primo arrivato.

Adesso sono qui che cogito il menù perfetto per la serata che verrà, perché verrà, ormai ci tengo troppo a questa cosa e non posso farmi sfuggire l’opportunità di restituire in parte quello che queste persone e questo luogo mi hanno saputo donare in questi anni.


sabato 12 marzo 2011

Warui kūki

悪い空気

Immane tragedia, un mostro di energia che si sviluppa in mezzo al mare e porta con se morte e devastazione.
Tutto questo in un paese che può vantare le migliori strutture antisismiche e la migliore velocità di reazione ad un evento così potente ed inatteso.
Eppure lo Tsunami non da scampo, osservo il before e l'after durante i telegiornali, sul web, sui giornali.
Le immagini in movimento sono raggelanti, constatare le proporzioni di cose trascinate via dal viscido mostro ti fa rendere conto come l'uomo sia un'insignificante pagliuzza di polvere nel deserto di sua maestà Natura, con la maiuscola, da tenere sempre a mente! Lei è meravigliosa ed altera presenza nella nostra vita, regala momenti magici ma quando decide che dell'energia accumulata deve essere liberata, lo fa senza riguardi, indifferente al dolore ed allo spaesamento che provoca.
é come una presenza solitaria che non si cura che di se stessa ma in questo è il genere umano ad errare, ed in modo macroscopico a volte. Madre Natura ci avverte, ci ha avvertito e ci avvertirà sempre delle sue intenzioni, certi eventi non sono prevedibili per la loro intensità ma lo sono in generale.
In Giappone la popolazione è abituata ad esercitazioni frequenti per ridurre al minimo le perdite di vite umane.
La popolazione, sono rimasto stupito, come lo rimango sempre quando si tratta dei giapponesi, della loro IMMENSA dignità nella sofferenza e nel dolore. Per loro ci sono delle "regole" culturali da rispettare.
Sono per noi incomprensibili eppure sarebbe bello a volte reagire a dei dolori così forti con quest'incredibile dignità.
Li ammiro veramente tanto per questo. Parole o meglio una serie di significati dati da quello che si deve evitare:
il meiwaku, una sorta di vergogna che viene provocata alla comunità dal comportamento disdicevole di un singolo che ne fa parte. Mi chiedo a questo punto se il dolore, l'impossibilità di fare qualcosa, lo smarrimento abbiamo un sapore.
Come riuscire a reagire? Da dove cominciare quando non ti è rimasto più nulla? Leggo le notizie sgomento, ho quasi le lacrime agli occhi per tutto ciò, vorrei poter fare qualcosa attivamente ed invece mi sento la solita inutile pagliuzza di polvere in mezzo ad altre sei miliardi su questo globo terracqueo.
E' anche vero che quando ti trovi in un'estrema necessità riesci a  trovare forze che non sapevi di avere.
Auguro a questo piccolo grande paese di risollevarsi il prima possibile, anche se sono certo che lo faranno nel minor tempo possibile e ci stupiremo anche di questo.