mercoledì 22 giugno 2011

Route Napoleon

Il suono ripetitivo della sveglia mi fa tornare alla realtà, le tende ancora socchiuse.
Un muro “virtualfisico” oltre il quale c'è il futuro del nostro sabato.
Scendo dal letto a castello, Luca ronfa beatamente, come possa essere rimasto insensibile al frastuono della sveglia me lo dovrà spiegare prima o poi...
Mi accosto alle tende quasi fosse una sorta di rito, lo spesso tessuto arancio cupo lascia filtrare solo spiragli di luce.
Afferro con forza i due lembi, uno per mano, chiudo gli occhi e rivolgo un'invocazione a tutte le divinità benevoli che mi vengono in mente. Scosto le tende con un movimento secco e nello stesso istante apro gli occhi.
Sprazzi d'azzurro tra nuvole “importanti”, non piove ma tutto è ancora relativamente umido.
Le divinità hanno accolto le mie richieste.
Solito tran tran mattutino, toeletta, colazione, vestizione e pronti via.
Piccolo briefing tecnico e viene stabilito quanto segue:
  • Io, Luca, Stè, Marco e Mauro affronteremo la Route Napoleon;
  • Mimmo, la Manu, Paoletto, Kia ed Albi faranno un'escursione a Grasse e poi si dirigeranno verso il mare.
Ci si saluta e si procede verso Grasse a ranghi serrati. Il centro storico è come invaso da orde di turisti, quasi un assedio e la strada per la Route è obbligata.
Poco a poco però la civiltà si fa sempre più rarefatta, superiamo il primo spartiacque e la vista che ne otteniamo continuando a salir di quota si fa grandiosa. Il bosco ceduo e profumato dei primi km lascia il passo a vegetazione più bassa e un paesaggio più brullo lascia a vista le rocce.
Il panorama in direzione del mare è magnifico, peccato per l'aria carica d'umidità che non consente di apprezzarlo appieno.
La Route si appropria dei suoi spazi e via via si fa più larga ma sopratutto più veloce, sinuosa come un black mamba incita ad incrementare la velocità.
Non sono concentrato, guido contratto, è da Grasse che sto battagliando con il mio paraschiena;
s'impunta fastidiosamente tra scapola e schiena. Sono talmente distratto che probabilmente la mia velocità fa a cazzotti con le velleità velocistiche dei miei amici.
Per poco non mi prende un accidente, la motovelocebianca mi passa ad un regime motore che definire ululante è poco. Lo Stè segue a ruota mentre Marco e Luca rimangono alle mie spalle.
Il gruppo si ricompatta piuttosto velocemente e ritorno a capo delle operazioni. La mia guida sempre più imprecisa impone una resa dei conti con l'irritante paraschiena in un'improvvisata area di sosta. Uscito vincitore dalla lotta, finalmente posso guidare più agevolmente anche se più avanti nell'arco della giornata scoprirò di soffrire di una strana sindrome....
La Route comincia a scendere per ridiventare più tortuosa e tornanti di ogni raggio di curvatura ci impegnano fino al raggiungere Castellane.
Borgo montano di rara e affascinante bellezza, animato nella sua piazza principale da un pittoresco mercato. Tento di prelevare del contante presso il locale bancomat ma inspiegabilmente l'operazione non riesce. Fortunatamente la carta di credito non mi tradisce.
Qualche goccia di pioggia comincia a bagnare le nostre visiere, nulla di che, alla fine l'azzurro cielo vince su tutti. La ritrovata serenità alla guida mi fa godere appieno il paesaggio nonostante la velocità che vedo sul mio tachimetro sia non proprio consona al CDS.
Guidiamo tutti in estrema scioltezza, 5à/6à marcia ed appena una manciata di frenate in tutto per una ventina di km. Un ritmo sostenuto ma estremamente godibile che scopro essere apprezzato anche dagli altri peccato il doversi fermare per risolvere un problemino “idraulico” di Mauro ( leggasi sosta pipì ). Decido di approfittare della situazione per regolare anche i miei liquidi.
Il paesaggio è carsico, il fiume ha letteralmente mangiato via le rocce creando gole piuttosto profonde. Qui l'ammirazione per gli ingegneri che hanno costruito questa strada capolavoro è massima. Il passaggio nella stretta gola è da brivido, simile a quanto provato il giorno prima nel Verdon, somiglia vagamente alla zona geotermica delle colline metallifere in Toscana.
Brullo con sprazzi di verde intenso.
Abbandoniamo la Route per imboccare la D907 verso Mezel, stradina di campagna decisamente piacevole e molto scorrevole. I profumi della natura si fanno invadenti, terra ed erba umida prima e poi un profumo lieve di lavanda anche se le coltivazioni non sono ancora alla portata dei nostri occhi. Appena dopo Estoubian le indicazioni per Valensole impongono una svolta su una strada tutta curve in mezzo al bosco.
Tutta in salita si porta su un plateau ove fra qualche settimana un mare di lavanda ci avrebbe atteso.
Qui lo Stè prende il comando delle operazioni e con gli altri a fidi scudieri. Mi piazzo in fondo al gruppo a godermi guida e paesaggio. Lo scollinamento è quasi teatrale, un altopiano coltivato a lavanda a sinistra e la valle sottostante appena percorsa sulla nostra destra.
Attraverso la visiera noto la delusione di Mauro, che come me sperava in una fioritura precoce. Il profumo è già intenso ma il colore viola intenso è di la da venire. Ricomincia a piovere leggermente e la D8 scorre dritta come un fuso sotto le nostre gomme ad una velocità non meglio precisata sopra i 100 km/h.
Valensole viene depennata dal nostro taccuino di viaggio mentre imbocchiamo la D6 che percorreremo in souplesse visto che la pioggia ha deciso di lasciarci momentaneamente in pace.
Destra, sinistra, destra, potrei ancora andare avanti tanto è flessuosa questa strada tutta in discesa.
Il rosso intenso del terreno fa da complementare sposo al verde intenso delle piante. Appare tutto estremamente naturale come lo è anche il nostro incedere, in pratica anche qui non freniamo mai.
Un dolce dondolare tra le curve senza fretta, nonostrante i morsi della fame cominciassero a farsi sentire.
Manosque è ormai ad un tiro di schioppo, solo la Durance fa da ultimo ostacolo naturale.
Il centro storico è vicino, anche se non ho fatto in tempo a documentarmi sul dove mangiare.
Parcheggiamo le moto in un parcheggio reso ombroso da verdeggianti alberi. Dopo una breve perlustrazione del centro decidiamo di ritornare sui nostri passi e decidiamo di pranzare nella Brasserie di fronte al parcheggio ( Le Gavroche 21 Avenue Jean Giono, 04100 Manosque, Francia ).
La scelta è più che buona, almeno per me e lo Stè ( Anatra al miele e rosmarino con fagottino di fagiolini lardellato con contorno di patatine fritte servite in un originale cartoccio di ceramica).
Molto buona la birra ma quello che mi rimane impresso è l'originale forma della bottiglia in cui ci viene servita l'acqua, mi ricorda le fattezze delle bottiglie degli anni '30.
Paghiamo e proseguiamo il nostro viaggio. Penso ai nostri amici al mare, non sanno cosa si stanno perdendo.
Lasciamo Manosque percorrendo la sua zona industriale ed imocchiamo la D216 direzione Forcalquier, sulla mappa mi aveva dato delle buone vibrazioni invece è forse la più brutta delle strade che percorreremo in questi giorni. Sono deluso e preoccupato, ho fortemente voluto questa deviazione e sarebbe stato uno smacco per me se non fosse valsa la pena.
Per mio sommo piacere la D5 incomincia a scorrere in modo decisamente più piacevole in un paesaggio verdissimo e lussureggiante, il profilo altimetrico è un saliscendi fantastico, non un tratto stradale pianeggiante, i pochi rettilinei saranno al massimo 200/250 mt. La velocità, in considerazione del fatto che nuvoloni minacciosi sembrano volerci fagocitare, aumenta sensibilmente. Piombiamo letteralmente dall'alto della collina su Manosque, Dobbiamo necessariamente far benzina e nel frattempo la pioggia completa il suo inseguimento, ci raggiunge.
Per la seconda volta in 2 giorni Luca avrà ragione a non volersi infilare la tuta antipioggia.
Stavolta però lo convinciamo, non sembra voler smettere in modo agevole, anche se poi alla fine superato il fiume è di nuovo tutto asciutto.
La nostra meta è di nuovo Draguignan, e mi affido totalmente alla segnaletica stradale controllando le mie mappe appena un paio di volte.
Attraversiamo luoghi all'apparenza privi di civiltà visibile, qui mi rendo conto come la Francia sia un paese immenso. Le distanze tra un paese e l'altro sono notevoli e la natura si prende gli spazi che gli competono. Draguignan viene raggiunta in breve visto che la strada percorsa è molto veloce e dobbiamo più volte ringraziare gli automobilisti francesi che ci danno SEMPRE strada...
In Italia è proprio lo stesso... che amarezza....
Curiosamente ci si ritrova di nuovo davanti alla boulangerie di venerdì pomeriggio ed ovviamente ci fermiamo per una sosta.
La vetrina è decisamente più “dotata” di prelibatezze ed alla fine optoper una deliziosa tortina di lamponi. Sottile strato di pasta frolla piacevolmente burrosa con un sostanzioso strato di creme fraiche sul quale sono adagiati un numero imprecisato di lamponi freschissimi.
Rifocillati ma sopratutto idratati riprendiamo il nostro incedere verso Tourettes.
Rifare la Draguignan – Fayence è per me un banco prova per cercare di venire a capo alle mie sensazioni negative di guida, sensazioni che i accompagnano da quando siam partiti.
Tengo un ritmo allegro ma a quanto pare per lo Stè non è sufficiente e così mi passa..
Ok” mi dico, “vediamo di testare la tua tenuta mentale”.
Lo Stè non si risparmia ed io riesco a tenere abbastanza agevolmente il ritmo elevato della nostra corsa. Peccato che in uscita di curva i quasi 30 cv di differenza con la Zetona si facciano sentire tutti. Complice un tornante trafficato il gruppetto si divide, io e lo Stè passiamo al pelo, gli altri rimangono intruppati in coda al trenino di auto. Quando arriviamo al bivio per Fayence dobbiamo aspettare un pochino ma poi siamo di nuovo tutti assieme.
E' ufficiale, soffro della “Sindrome di Hayden” , riesco ad andare molto più forte e pulito solo se ho qualcuno che mi fa da traino. Arriviamo al residence giusto in tempo per un tutto in piscina per poi prepararci per la cena presso il quale giovedì sera ci avevano rimbalzato.
Un bel tavolone all'aperto, mangiamo piuttosto bene; personalmente ho apprezzato molto le cozze e l'Ile flotant che tra l'altro scopro essere la versione francese addolcita dell'ungherese Madàrtej.
Caffè conto e ….. piove....

Continua ….

lunedì 20 giugno 2011

Vers les Gorges du Verdon

Vers les Gorges du Verdon 

Giornata movimentata il giovedì, conclusasi con una “cinghiata” a base di panini chimici.

Mi spiego, essendo arrivati tardi nella struttura che ci avrebbe ospitato non riusciamo nemmeno a trovare un posticino per mangiare, o tutto già chiuso o in imminente chiusura.
Ordunque, sistemate le nostre cose ci dirigiamo verso il vicino centro commerciale dove i due ristoranti ancora aperti ci rimbalzano allegramente senza troppi convenevoli nonostante fossero “solo” le 22:30 circa.
Unico posto ancora aperto e disponibile, i nostri portafogli scopriranno bene il perchè, una specie di paninoteca/fast food che nonostante stesse per chiudere ci fornisce di cibo …. commestibile.
La fame a volte fa mangiare anche cose improbabili...

Ciliegina sulla torta, oltre al conto salatissimo, una fastidiosa pioggerellina costante che mi porta a foschi pensieri per il giro del venerdì.

Al mattino scopriamo le gioe e specialmente le grazie della locale Boulangerie Au Bébé Gourmand(202 centre commercial Mercuriales. 83440 TOURRETTES), Marille oltre ad essere uno spettacolo da vedere è anche molto cortese. In ogni caso c'è qualcuno che ha usato termini molto più coloriti per descrivere Marille e la sua collega, vero Albi?

I pain au chocolat, i croissant e le brioche sono una delizia. Il profumo delle tante baguette rende più gustosa la petit déjeuner, peccato la qualità del caffè e la sua temperatura da superficie solare. 
Credo che tante lingue ancora ne portino i segni... 

Comunque la Boulangerie rimarrà una costante delle nostre mattine. 
Oggi anche Paoletto e la Kia ci raggiungeranno e dopo una veloce consultazione generale decidiamo di fare una spesa veloce( si certo proprio veloce...) presso l'Intermarchè per la cena della serata.

Alla fine compriamo formaggi tipici e qui Mauro ha messo in piazza tutta la sua sapienza sull'argomento, ed altre amenità per le dîner in compagnia..

Ok Spesa fatta, birre e vino in frigo, preparazione e via verso le Gorges du Verdon (“sono il più grande canyon d'Europa e il secondo al mondo. La cosa che più colpisce il viaggiatore è certo lo straordinario color smeraldo delle acque del fiume Verdon.
Questo fiume la cui sorgente si trova a 2500 mt di altezza scorre per circa 200 km ed il suo corso è arricchito dalle acque di tre affluenti che scavano i loro letti nei tavolati calcarei dell'alta Provenza.” ).

La D19 scorre paciosa verso Fayence prima e Sellians dopo, paesino inscritto a pieno merito tra i più belli di Francia, come negarlo? La sua posizione affacciata sulla vallata con panorama che nei giorni giusti secondo me spazia sino al mare.
Il percorso comincia ad essere variato altimetricamente ma l'umido lasciato dalla notte ed un sole poco incisivo non ci permette di guidare in scioltezza, riusciamo però ad apprezzare tutto ciò che ci circonda compreso lo scoiattolo che mi attraversa la strada. 
Bargemon, sfila via sotto le nostre gomme ed al bivio successivo imbocchiamo la D955 seguendo le indicazioni per Comps sur Artuby. La carreggiata si fa larga, le curve ampie e veloci ed in ritmo si fa veloce, asfalto liscio come un biliardo, grip molto buono, paesaggio brullo che non attira troppo la nostra anima turistica, insomma si va.
Purtroppo i km a nostra disposizione per sbrigliare i cavalli delle nostre moto sono pochi, Comps arriva in un baleno. Aspettiamo Mimmo e la Manu al bivio per le gole per poi affrontare il traffico creato da mototuristi tedeschi e svizzeri. 
In principio non riuscivo a capire dove fossero le gole e la tanto decantata “Corniche Sublìme” poi come in un'impaziente attesa a teatro ascoltando le note di un'ouverture improvvisamente il sipario cala ed ho come un'improvviso mancamento, rimango senza fiato davanti alla magnificenza di questo luogo.
Ci fermiamo per le foto di rito e lo Ste, che non era riuscito a cambiare le sue gomme prima della partenza del viaggio, comincia a preoccuparsi seriamente e giustamente aggiungerei, per la tenuta delle stesse.

Decidiamo a malincuore di separare il gruppo, una parte rientrerà verso Fayence alla ricerca di un gommista e l'altra proseguirà verso il Luberon e la strada della lavanda.

Rientriamo sulla D19 ad Aguines ma le condizioni meteo verso il Luberon cominciano a diventare problematiche, un temporale di grossa intensità si sta abbattendo in lontananza.

Alla fine il separare il gruppo va in archivio indovinate per colpa di chi!?!? la Pioggia... il mio solito flagello personale, così rientriamo tutti.

Qui la mia “presunta” dote di navigatore ha l'opportunità di scovare l'alternativa migliore per il rientro.
La D19 va in archivio abbastanza in fretta perchè i trasforma prima in D619 e poi in D957 ed infine in D49 e qui comincia un tratto stradale molto bello e ricco di natura. Hai l'impressione di essere tornato indietro nel tempo, la presenza umana è così rarefatta che stenti a credere di essere nel 2011. Così tanto verde tutto assieme non lo vedevo da tempo. Mentre fantastico su tutto ciò le prime piccole gocce di pioggia si appoggiano sulla mia visiera incuranti del mio profondo disappunto.

Verignon appare come una fiaba in mezzo al bosco:
un gruppetto di case ed un fienile che paiono appoggiati agli alberi circostanti, ad una prima distratta occhiata sembra tutto disabitato, poi noti un'auto dietro un cespuglio, un giardino fiorito davanti alla casa troppo curato e capisci che li c'è qualche fortunato che abita un luogo magico.
Decido di non volermi fermare ancora ed indosso l'antiacqua, alcuni non credono che sarà necessario(ed avranno ragione). Poco prima di Ampus nella stretta strada di campagna c'è un piccolo ponticello con dei muretti a secco che mi fa tanto sud dell'Inghilterra, la mia parte irrazionale mi suggerisce di accelerare ed in un istante sento prima la ruota anteriore galleggiare per poi sentire il motore salire improvvisamente di un 2000 giri, sto volando, che figaaata!!!

I “deficienti” ( VI ADORO!! )che ho dietro fanno lo stesso... Senza parole.
Il bivio tra la D49 e la D51 vede una sosta un po più lunga del solito, Mauro si attarda a causa di un fissaggio mal eseguito della sua attrezzatura antiacqua sulla motovelocebianca.

Luca ha il tempo di scattare delle foto che sono tra quelle meglio riuscite di tutto il nostro viaggio.
In special modo questa:

La Rennsport posteriore dello Stè da segni di stanchezza, Draguignan è molto vicina, cercheremo un gommista per mettere delle nuove scarpette tonde e nere alla Zetona.

Ancora pochi km sulla D49 e di D955 e siamo nella zona periferica di Draguignan, 
la ricerca di un gommista in mezzo al traffico di una giornata lavorativa fa salire pericolosamente la temperatura del nostro liquido refrigerante e la 675 di Linuccio non ce la fa, va in ebollizione.

Siamo stanchi e se lo Ste ed Albi sono alla spasmodica ricerca di un treno di gomme per la Zetona, io, Luca, Mauro, Mimmo e la Manu siamo in assistenza ( più spirituale che fisica ) di Linuccio.
Dobbiamo attendere lo scendere della temperatura del motore della Triumph, decido che è ora di cercare un punto di ristoro e parto alla ricerca.
La fortuna vuole che sia a pochissima distanza anche se sono sempre scettico di un posto del genere in una zona industriale, invece la Boulangerie Le Four De Brossolette (633 Avenue Brossolette, 83300 Draguignan ), ci fa scoprire sapori dolci e salati veramente notevoli...

Abbiamo tutto il tempo per rifocillarci ( non avevamo pranzato visto la colazione e la partenza ritardata ), aspettare Albi e lo Ste e recuperare del liquido refrigerante per la Daytona.

Recuperate le forze ripartiamo passando per il centro storico, ormai mancano poco più di 30 km all'arrivo a “casa”, e la D562 è una scoperta che ha dello stupefacente, bellissima e straveloce con punti tecnici da pelo sullo stomaco.
Appena fuori dal centro abitato mi faccio sorprendere da una curva a destra che chiude e mi ritrovo a far l'inglese nonostante non lo faccia mai e la velocità fosse tutt'altro che elevata.
Poi su un'uscita a regimi poco consoni al CdS ( che sia francese poco importa ) in piena accelerazione su un semirettilineo incrocio una volante della Gendarmeriè... Credo abbiano visto solo un lampo grigio....
Arriviamo a destinazione ed abbiamo anche il tempo per un corroborante bagno in piscina.
Poi l'arrivo di Paoletto e della Kia, la preparazione della cena da parte della Manu ( applausi a scena aperta ), la preparazione dei tavoli.... in realtà ne è rimasto uno solo.. l'altro ha avuto un piccolo inconveniente... cavolo sembrava fosse esplosa una bomba al piano di sotto.

La serata si è conclusa in tranquillità con l'appuntamento per il giro del sabato... 

Continua....

Allez en France

Allez en France


Avevo già messo giù qualche pensiero sparso ma ho fatto una cosa che non faccio mai, ho riletto...
Ebbene, ho fatto un tabula rasa di tutto ed ho deciso di ricominciare da capo....

********************************************************************************

Complice un sabato uggioso di inizio Giugno decido che è ora di porre fine al marasma di pensieri e sensazioni che hanno accompagnato l'ennesimo tour organizzato principalmente per gli altri e poi per me.
O meglio le destinazioni che scelgo sono sempre egoisticamente approvate, da me in esclusiva ovviamente, però il resto è organizzato e strutturato in modo tale da regalare ai miei Amici un' esperienza del tutto indimenticabile. 
Ogni anno è sempre più difficile riuscire a trovare luoghi, in primis, e strade che vi ci porteranno che sappiano ancora stupire per la loro bellezza e qualità.
Ho il privilegio di conoscere dei motociclisti con la M maiuscola e quindi deluderli sarebbe uno smacco gravissimo alla mia autostima.

Dopo questa piccola precisazione aziono il tasto rewind sul mio personale taccuino di memorie per riportarla a mercoledì 1 Giugno.

Serata alquanto movimentata in casa mia, era tempo che non c'erano più di tre persone assieme a me.
Una semplice pizza con amici impazienti di partire si è trasformata nella solita “serata di merda con amici di merda”.

La partenza è fissata per giovedì 2 Giugno, le previsioni non sono il massimo ma alla fine cosa sarebbe un giro Davvico senza il flagello della pioggia!?!?!?!?

Luca ha dormito da me ( arrivare dal Trentino in mattinata per essere a San Donato per le 8:30 sarebbe troppo anche per lui), come al solito svegliarlo diventa un'impresa.
Non capirò mai come riesca poi ad attivarsi nel giro di un nanosecondo.

Ci prepariamo, facciamo colazione e poi ci troviamo con gli altri viaggiatori ( Albi, Stè, Mimmo e la Manu) al casello dell' A7 direzione Genova.
Abbiamo un appuntamento con Linuccio e Maurino alle 10:15 sulla diramazione tra A7 ed A26 per poi proseguire verso la Francia.

Il resto del tratto Autostradale non merita menzione se non fino a quando, usciti dallo stesso, non ci dirigiamo verso Barolo dove prima salutiamo una vecchia conoscenza in Enoteca regionale per poi mangiare un boccone in un ristorantino li di presso( La Cantinetta).

La nostra fortuna è stata arrivare un attimo prima di tanti altri turisti ( essendo in 8 ) e trovare un bel tavolo lungo dove accomodarci. Decidiamo per una sosta veloce in modo da non appesantirci per la prosecuzione del nostro viaggio. I grissini sono come sempre una delizia, lunghi circa mezzo metro, croccanti, ruvidi, dorati quanto basta e con un profumo intenso di pane appena sfornato, si fatica a non ingozzarsi con loro... Il misto di salumi è molto buono ma tutto sommato non differente da quello che possono offrire tanti altri posti di qualità.

Lo stupore invece mi rapisce i sensi quando ci portano una delle specialità della casa, un uovo appena riscaldato in una pasta leggerissima, servito con del burro fuso in cui son stati fatti saltare degli asparagi affettati a cubettini. 

Delicatissimo, aromatico e dolce per il burro fuso. E' una sorta di unico raviolo gigante nel quale si nasconde un cuore dorato di tuorlo d'uovo appena intiepidito. Mai assaggiato nulla di simile.

Segue il bis di primi, composto dai classici ravioli del plin tipicamente piemontesi e di una consistenza morbidissima, più azzeccata la cottura del primo vassoio che non la seconda, ed a robusto rinforzo dei Tajerin al ragout, nel quale forse la nota aromatica dell'alloro era un filo troppo invadente.

Il vino non dovrei nemmeno menzionarlo visto il luogo scelto per desinare, ovviamente un Barolo.
Una bottiglia per 8 persone, alla fine è il giusto compromesso tra gusto e preservazione dei punti sulla patente.

Ripartiamo in direzione Cuneo per poi seguire le indicazioni per il Col di Tenda.

Il mio personalissimo incubo, nonché antagonista e costante di tutte le mie peregrinazioni motociclistiche si manifesta: LA PIOGGIA.....

Le strade piemontesi, non me ne vogliano i locali, sono approssimative in quanto a grip e sotto la pioggia subiamo tutti perdite d'aderenza per fortuna non troppo pericolose.
Ci fermiamo in un'area commerciale appena fuori Cuneo per il rito della vestizione con gli antipioggia, ironia della sorte l'unico spazio coperto che vediamo e scegliamo per l'operazione è un autoloavaggio...

Sulla salita verso il Col di Tenda facciamo benzina a pochi km dal confine di stato, presso il benzinaio( caro come il fuoco ma d'altronde è forse l'ultimo prima di arrivare in Francia ) accade una scenetta molto divertente.
Una signora straniera chiedeva a noi ( in moto, bagnati fradici, e visibilmente non avvezzi alla località) dove andare per evitare la coda in ingresso al tunnel che portava in Francia.... Gli avrò detto( in inglese ) 4 volte che non eravamo locali e lei si ostinava a chiedermi secondo me qual'era la strada migliore da percorrere... la gente è strana... a volte. 

Sosta di 15 minuti presso l'ingresso del tunnel( è a senso unico alternato ) poi pronti via e dopo circa 3 km abbondanti siamo finalmente in Francia e udite.. udite .. all'asciutto!!!!

Finalmente possiamo sbizzarrirci un po alla guida, peccato rendersi conto che mancano tre moto al trenino, a dir il vero piuttosto sfilacciato, che avevamo formato.

Dico a Linuccio di proseguire e raggiungere Luca e lo Stè, io aspetto ma non vedendo sopraggiungere nessuno comincio preoccuparmi, ingrano la prima e torno indietro. Raggiungo Maurino ed Albi che, non vedendo sopraggiungere Manu e Mimmuzzo, si sono fermati a togliere antipioggia ed a fumarsi una paglia. Sempre più in pensiero continuo a risalire la strada cercando di non pensare al peggio.
Grazie a Dio incrocio i ritardatari per scoprire che avevano subito una multa dall'asfissiante e pattugliante presenza della Polizia francese. Nel frattempo ci eravamo tutti riuniti, anche coloro che erano andati avanti erano tornati sui propri passi, o meglio traiettorie, per accertarsi delle condizioni di tutti. Ridiamo tutti della gaffes fatta da Mauro ed Albi che avevano avvisato da bordo strada un motociclista di rallentare, vista la presenza della Gendarmerié transalpina, peccato che il motociclista in questione fosse un pulotto....

Purtroppo il pur bellissimo paesaggio, qui il Royà scava una sorta di canyon nelle rocce dove la strada si aggrappa qui e la in modo sinuoso dove c'è spazio, non ha meritato la giusta attenzione per la paura di incappare in qualche controllo non propriamente corretto da parte delle forze dell'ordine.

Per fortuna il nostro itinerario ci porta a deviare dalla D6204 all'altezza di Breil Sur Royà per imboccare le D2204 direzione Sospel.

L'altitudine cambia, la vegetazione anche, complice una tarda primavera tutto è in fiore ed i relativi profumi riescono ad invadere piacevolmente i miei condotti nasali.

Il ritmo si fa interessante, veloce ma non sincopato, gli scorci verdeggianti scorrono davanti ai miei occhi e solo la sinuosità della strada mi riporta a concentrarmi di più sulla guida.
La strada dopo aver costeggiato la parte alta del monte comincia a digradare lentamente verso il basso fino a giungere in una verdissima vallata, qui Sospel giunge come una manna, in un pomeriggio assolato. Siamo tutti mediamente assetati e facciamo una sosta in un improbabile bar thailandese( tra un po nemmeno a Milano ci sono ristoranti thai ed in questo paesino invece... ), per dirigerci verso L'Escarène. Qui si ricomincia a salire e scendere sino al Paese dove termina anche la D2204. E strano constatare come questi paesini abbiano una sorta di effetto patinato, come se quell'aspetto leggermente invecchiato fosse studiato ad arte. Poi questi paesini non hanno l'aria desolata e disabitata che potrebbero avere in Italia, tutto ciò mi lascia piacevolmente colpito.

In una curva piuttosto gustosa prima io, poi Linuccio ed infine Mauro rischiamo l'highside per non meglio specificate cause...
La D215 appena intrapresa si trasforma in D615 e ci porta sin quasi a Castagniers passando per Contes. Questo tratto è forse il canto del cigno per la piacevolezza ella guida e per la bellezza del paesaggio per questa giornata, anche se…. 
Da Castagniers un pezzo di strada di valle che affianca il fiume Varo(o almeno credo lo sia) per poi risalire verso Gattières dove ho potuto constatare la prevedibilità dello Stè in certe condizioni...
Mi sorpassa un T-Max, 1....2......3 ed ecco che passa lo Ste all'inseguimento con Luca a seguire a fionda a mo di scudiero. Scoprirò poi che non avranno avuto soddisfazione perchè il conducente dello scaldabagno Yamaha non era abbastanza “aggressivo” …. 
Dimenticavo, qui siamo passati dalla D6202 alla D2210 che ci ha accompagnato sino a Vence e di li a Grasse.
Qui il mio senso dell'orientamento vacilla per qualche minuto, Grasse è bellissima e nel suo centro storico abbarbicato su un costone roccioso, sbaglio una svolta e mi ritrovo sulla Route Napoleon.
La fortuna arride agli audaci e trovo un'indicazione per Fayence, nostro luogo d'arrivo.
Il sole tinge tutto di colori rosati, ormai il tramonto si avvicina, l'aria è carica di umidità a questo favorisce ancor di più le tante sfumature di colore che abbracciano piante, animali, persone e cose.

La strada che imbocchiamo è una secondaria molto stretta che conduce a Fayence passando per Cabris, Speracedes e Tignet.
Peccato che alla svolta fondamentale sbaglio strada, 2 minuti prima lo Stè mi chiedeva: 
“Dav ma sei sicuro di dove stai andando!?” 
ed io sinceramente convinto: 
“ Certo certo, vai trà..”

La D13 mi ha tradito e ci ritroviamo a Saint Cezare sur Siagne … qui lo Stè tira fuori il navigatore che ci fa seguire una strada improbabile... anche se... ricordate dove ne avevo scritto uno?
la strada è stretta il tramonto intenso ed i contorni cominciano ad essere meno netti.
Mi ricorda una certa discesa in simili condizioni dal Klausenpass in Svzzera.

E' evidente che questa carrabile non è molto frequentata, asfalto a grana grossissima, quasi uno sterrato in alcuni punti, bosco fitto e l'unica presenza umana è data da un casale che non riesco a capire se sia abitato o meno. Rospi in giro, insetti illuminati dai fari delle moto ed infine anche un bel cinghiale di dimensioni tutt'altro che risibili ci accompagnano per gli ultimi km prima dell'arrivo.

Per fortuna con Luca avevamo letto le indicazioni per raggiungere i nostri appartamenti, e così quando ad una rotonda vediamo l'Intermarchè ( nota catena di supermarket francesi ) siamo certi di essere arrivati.

Continua...