giovedì 3 novembre 2011

Der Pragel und die Klöntal – kapitel drei.

La cantonale corre accanto all'autostrada, compressa sempre più dai monti che sembrano voler incombere su di noi e stritolarci in un'inevitabile morsa.
Poi una della due scompare sotto terra nella galleria del San Gottardo mentre per l'altra l'impresa potrebbe apparire ardua.
Di fronte a me un muro di roccia viva ma la cantonale sembra infischiarsene e procede temeraria certa di vincere la propria sfida. Per chi affronta per la prima volta questa salita ad un primo avvicinamento la stessa potrebbe mostrarsi impossibile eppure il genio umano ha trovato modo di sfruttare tutti gli appigli possibile per far transitare di qui mezzi di locomozione, Uno sparuto gruppetto di corte gallerie consente il passaggio nei punti più ostici mentre sinuosi ed ampi tornanti rendono la guida appagante nei piccoli terrazzamenti naturali a disposizione.
Al termine dell'ascesa poi appare quasi impossibile che al di la dell'ultimo tunnel ci sia un'ampia e pianeggiante valle dove Andermatt regna come incontrastata mater loci.
Comincio ad aver fame e la Gasthaus Ochsen è sempre più vicina..
Varcare l'ingresso di questo posto è sempre un piacere, dall'intensa luce esterna al soffuso calore dell'interno, tutto rivestito in legno scuro, l'occhio fa fatica ad abituarsi ma poi tutta questa “morbidezza” rende l'ambiente rilassato e riposante. Le immagini di una Andermatt in bianco e nero con le botteghe di un tempo senza la mondanità dell'attuale località turistica riportano indietro nel tempo e fanno capire la difficoltà della gente che viveva qui nel sopravvivere.
Siamo praticamente fuori stagione e quindi di clientela ve n'è poca in giro, qui oggi sono l'unico ospite e riesco anche a fare della simpatica conversazione con la ragazza che presidia il locale.
Ordino una “tages suppe” ed una “Fondue mit pilzen” ed un'ottima lager per dissetarmi.
La zuppa del giorno è una semplice minestra di verdure con un mix di spezie dalla moderata piccantezza che la rendono gradevolissima, ma il piatto forte deve ancora arrivare.
Sua maestà la Fonduta fa il suo ingresso su di un trono di metallo con tanto di fornelletto mentre lei è contenuta in un rustico padellaccio di coccio, a parte un cestino di dadini di pane di segale da tuffarci dentro.
Il profumo che si sprigiona dal piatto è un effluvio paradisiaco per chi ama i formaggi, la nota moderatamente alcolica inebria i sensi e la consistenza ed il sapore dei funghi completano il tutto perfezionandolo ulteriormente. Assaporo con tranquillità il tutto, non con la solita fretta da gola che spesso mi contraddistingue. La sosta qui va misurata con sapiente lentezza in modo da lasciare ai propri sensi il momento di godere di questa succulenta semplicità.
Chi critica la cucina elvetica lo fa senza discernimento anche perchè spesso quel qualcosa di simile all'italica sapienza culinaria qui non lo troverà. Ogni luogo ha la sua cultura ed i suoi adattamenti alle disponibilità e difficoltà del territorio, con tutte le tradizioni e le abitudini compongono quel mosaico che definisco storia di un popolo. Qui la semplicità e la rusticità delle materie prime fanno il resto.
Ristabilito il carico calorico mi rimetto in marcia, oggi devo verificare la fattibilità di un percorso alternativo al Lucomagno, tanto sgradito ai miei abituali compagni di viaggio.
Tschamüt è la mia prossima meta appena dopo l'Oberalpass. Il trenino rosso della Rätische bahn fa capolino tra le gallerie sulla veloce salita che porta al passo, un susseguirsi ci curvoni veloci e di tornanti dal raggio amplissimo che ti invitano a piegar sempre più la moto. La sede stradale è perfetta ed il panorama su Andermatt è da togliere il fiato. Dopo “il tornante in galleria di Max” ( Infida e bastardissima galleria con al suo interno una curva che in realtà è un vero e proprio tornante a chiudere, di Max perchè c'è ancora il segno della sua spallata li dentro ) un semirettilineo che porta in cima al passo dove è possibile tenere velocità da brivido. Appena passato i passo sembra di essere in un altro luogo, la sede stradale si fa stretta e tortuosissima con pendenze interessanti fin quasi a Sedrun dove invece riprende a scorrere con ritrovate caratteristiche di valle.
Disentis/Muster è il bivio incriminato:
destra e si proseguirebbe sulla più diretta strada per il Lucomagno ;
sinistra e si prosegue per Ilanz e successivamente per Bonaduz.
Oggi opterò per la seconda opzione, ma con una variante ben diversa dalla cantonale di vallata, seguirò la strada dell'altopiano di Obersaxen.
La discesa verso Ilanz è sinuosamente piacevole peccato per il traffico che con la complicità dell'orografia del posto non agevola il sorpasso. Il cartello per Obersaxen mi obbliga alla svolta a destra su per una stradina stretta ed umida, non mi convince e per parte dell'ascesa dubito di aver fatto la scelta giusta.
Invece superati i primi 3 o 4 km tutto appare nella sua grandiosità, vista a più di 200° tutt'intorno, sui monti, sulla vallata, sul bosco e sui borghi montani da attraversare.
Qui non esistono cancelli, barriere, ostacoli e qualsiasi cosa che intrappoli la quotidianetà delle famiglie all'interno di un ipotetico confine.
Tricicli e biciclette di piccole dimensioni sono a testimonianza che qui ancora è possibile giocare in cortile senza rischiare di essere investiti. Le mucche ruminano paciose nei prati ed i panni stesi al sole sono la prova di una naturale quotidianetà.
Qui in altura i cartelli per Ilanz scompaiono all'improvviso e così proseguo ad intuito ed a memoria del paesaggio circostante della valle alla mia destra. Giungo ad Ilanz, ci passo attraverso per pochi metri ed imbocco la Panoramastraße che mi porterà a Bonaduz. Il primo tratto è molto scorrevole, pochi centri abitati e la guida si fa sciolta ma al salire dell'altitudine sembra di immetterci in un paesaggio sempre più selvaggio ed ostico.
Qui il Reno ha scavato un vero e proprio canyon carsico e la carrabile deve necessariamente adattarsi in dimensioni e tracciato alle pareti della montagna.
Il sapere che di qua possono passare anche gli autobus postali della “Die Post” mi rende molto prudente. Il panorama è da togliere il fiato, le gallerie sono nude, roccia viva senza rivestimenti od illuminazione, alcuni passaggi sono a silouette ogivale, peccato non essere riuscito a fare una foto.
L'ultima curva cieca lascia di nuovo il terreno ad un fitto bosco e dopo una manciata di curve la strada scorre dritta come un fuso per una manciata di km fino a Bonaduz.
“Variante Panoramastraße” promossa, alla fine saranno una sessantina di km in più ma in ogni caso vale la pena la digressione per il paesaggio.
Ormai mi aspettano solo la Via Mala e lo Spluga per rientrare in Italia. Km che percorro in scioltezza senza fretta, la giornata è stata intensa ed impegnativa ma ricca di soddisfazioni.
Il Pragel è uno dei posti più belli che abbia mai avuto l'opportunità di vedere, non tanto per il piacere di guida, quanto per quello che questo passo secondario regala ai sensi.
Una breve sosta a Chiavenna e poi la solita noia per rientrare a casa.
Arrivederci alla prossima primavera Herr Pragel.