Il suono ripetitivo della sveglia mi fa tornare alla realtà, le tende ancora socchiuse.
Un muro “virtualfisico” oltre il quale c'è il futuro del nostro sabato.
Scendo dal letto a castello, Luca ronfa beatamente, come possa essere rimasto insensibile al frastuono della sveglia me lo dovrà spiegare prima o poi...
Mi accosto alle tende quasi fosse una sorta di rito, lo spesso tessuto arancio cupo lascia filtrare solo spiragli di luce.
Afferro con forza i due lembi, uno per mano, chiudo gli occhi e rivolgo un'invocazione a tutte le divinità benevoli che mi vengono in mente. Scosto le tende con un movimento secco e nello stesso istante apro gli occhi.
Sprazzi d'azzurro tra nuvole “importanti”, non piove ma tutto è ancora relativamente umido.
Le divinità hanno accolto le mie richieste.
Solito tran tran mattutino, toeletta, colazione, vestizione e pronti via.
Piccolo briefing tecnico e viene stabilito quanto segue:
- Io, Luca, Stè, Marco e Mauro affronteremo la Route Napoleon;
- Mimmo, la Manu, Paoletto, Kia ed Albi faranno un'escursione a Grasse e poi si dirigeranno verso il mare.
Ci si saluta e si procede verso Grasse a ranghi serrati. Il centro storico è come invaso da orde di turisti, quasi un assedio e la strada per la Route è obbligata.
Poco a poco però la civiltà si fa sempre più rarefatta, superiamo il primo spartiacque e la vista che ne otteniamo continuando a salir di quota si fa grandiosa. Il bosco ceduo e profumato dei primi km lascia il passo a vegetazione più bassa e un paesaggio più brullo lascia a vista le rocce.
Il panorama in direzione del mare è magnifico, peccato per l'aria carica d'umidità che non consente di apprezzarlo appieno.
La Route si appropria dei suoi spazi e via via si fa più larga ma sopratutto più veloce, sinuosa come un black mamba incita ad incrementare la velocità.
Non sono concentrato, guido contratto, è da Grasse che sto battagliando con il mio paraschiena;
s'impunta fastidiosamente tra scapola e schiena. Sono talmente distratto che probabilmente la mia velocità fa a cazzotti con le velleità velocistiche dei miei amici.
Per poco non mi prende un accidente, la motovelocebianca mi passa ad un regime motore che definire ululante è poco. Lo Stè segue a ruota mentre Marco e Luca rimangono alle mie spalle.
Il gruppo si ricompatta piuttosto velocemente e ritorno a capo delle operazioni. La mia guida sempre più imprecisa impone una resa dei conti con l'irritante paraschiena in un'improvvisata area di sosta. Uscito vincitore dalla lotta, finalmente posso guidare più agevolmente anche se più avanti nell'arco della giornata scoprirò di soffrire di una strana sindrome....
La Route comincia a scendere per ridiventare più tortuosa e tornanti di ogni raggio di curvatura ci impegnano fino al raggiungere Castellane.
Borgo montano di rara e affascinante bellezza, animato nella sua piazza principale da un pittoresco mercato. Tento di prelevare del contante presso il locale bancomat ma inspiegabilmente l'operazione non riesce. Fortunatamente la carta di credito non mi tradisce.
Qualche goccia di pioggia comincia a bagnare le nostre visiere, nulla di che, alla fine l'azzurro cielo vince su tutti. La ritrovata serenità alla guida mi fa godere appieno il paesaggio nonostante la velocità che vedo sul mio tachimetro sia non proprio consona al CDS.
Guidiamo tutti in estrema scioltezza, 5à/6à marcia ed appena una manciata di frenate in tutto per una ventina di km. Un ritmo sostenuto ma estremamente godibile che scopro essere apprezzato anche dagli altri peccato il doversi fermare per risolvere un problemino “idraulico” di Mauro ( leggasi sosta pipì ). Decido di approfittare della situazione per regolare anche i miei liquidi.
Il paesaggio è carsico, il fiume ha letteralmente mangiato via le rocce creando gole piuttosto profonde. Qui l'ammirazione per gli ingegneri che hanno costruito questa strada capolavoro è massima. Il passaggio nella stretta gola è da brivido, simile a quanto provato il giorno prima nel Verdon, somiglia vagamente alla zona geotermica delle colline metallifere in Toscana.
Brullo con sprazzi di verde intenso.
Abbandoniamo la Route per imboccare la D907 verso Mezel, stradina di campagna decisamente piacevole e molto scorrevole. I profumi della natura si fanno invadenti, terra ed erba umida prima e poi un profumo lieve di lavanda anche se le coltivazioni non sono ancora alla portata dei nostri occhi. Appena dopo Estoubian le indicazioni per Valensole impongono una svolta su una strada tutta curve in mezzo al bosco.
Tutta in salita si porta su un plateau ove fra qualche settimana un mare di lavanda ci avrebbe atteso.
Qui lo Stè prende il comando delle operazioni e con gli altri a fidi scudieri. Mi piazzo in fondo al gruppo a godermi guida e paesaggio. Lo scollinamento è quasi teatrale, un altopiano coltivato a lavanda a sinistra e la valle sottostante appena percorsa sulla nostra destra.
Attraverso la visiera noto la delusione di Mauro, che come me sperava in una fioritura precoce. Il profumo è già intenso ma il colore viola intenso è di la da venire. Ricomincia a piovere leggermente e la D8 scorre dritta come un fuso sotto le nostre gomme ad una velocità non meglio precisata sopra i 100 km/h.
Valensole viene depennata dal nostro taccuino di viaggio mentre imbocchiamo la D6 che percorreremo in souplesse visto che la pioggia ha deciso di lasciarci momentaneamente in pace.
Destra, sinistra, destra, potrei ancora andare avanti tanto è flessuosa questa strada tutta in discesa.
Il rosso intenso del terreno fa da complementare sposo al verde intenso delle piante. Appare tutto estremamente naturale come lo è anche il nostro incedere, in pratica anche qui non freniamo mai.
Un dolce dondolare tra le curve senza fretta, nonostrante i morsi della fame cominciassero a farsi sentire.
Manosque è ormai ad un tiro di schioppo, solo la Durance fa da ultimo ostacolo naturale.
Il centro storico è vicino, anche se non ho fatto in tempo a documentarmi sul dove mangiare.
Parcheggiamo le moto in un parcheggio reso ombroso da verdeggianti alberi. Dopo una breve perlustrazione del centro decidiamo di ritornare sui nostri passi e decidiamo di pranzare nella Brasserie di fronte al parcheggio ( Le Gavroche 21 Avenue Jean Giono, 04100 Manosque, Francia ).
La scelta è più che buona, almeno per me e lo Stè ( Anatra al miele e rosmarino con fagottino di fagiolini lardellato con contorno di patatine fritte servite in un originale cartoccio di ceramica).
Molto buona la birra ma quello che mi rimane impresso è l'originale forma della bottiglia in cui ci viene servita l'acqua, mi ricorda le fattezze delle bottiglie degli anni '30.
Paghiamo e proseguiamo il nostro viaggio. Penso ai nostri amici al mare, non sanno cosa si stanno perdendo.
Lasciamo Manosque percorrendo la sua zona industriale ed imocchiamo la D216 direzione Forcalquier, sulla mappa mi aveva dato delle buone vibrazioni invece è forse la più brutta delle strade che percorreremo in questi giorni. Sono deluso e preoccupato, ho fortemente voluto questa deviazione e sarebbe stato uno smacco per me se non fosse valsa la pena.
Per mio sommo piacere la D5 incomincia a scorrere in modo decisamente più piacevole in un paesaggio verdissimo e lussureggiante, il profilo altimetrico è un saliscendi fantastico, non un tratto stradale pianeggiante, i pochi rettilinei saranno al massimo 200/250 mt. La velocità, in considerazione del fatto che nuvoloni minacciosi sembrano volerci fagocitare, aumenta sensibilmente. Piombiamo letteralmente dall'alto della collina su Manosque, Dobbiamo necessariamente far benzina e nel frattempo la pioggia completa il suo inseguimento, ci raggiunge.
Per la seconda volta in 2 giorni Luca avrà ragione a non volersi infilare la tuta antipioggia.
Stavolta però lo convinciamo, non sembra voler smettere in modo agevole, anche se poi alla fine superato il fiume è di nuovo tutto asciutto.
La nostra meta è di nuovo Draguignan, e mi affido totalmente alla segnaletica stradale controllando le mie mappe appena un paio di volte.
Attraversiamo luoghi all'apparenza privi di civiltà visibile, qui mi rendo conto come la Francia sia un paese immenso. Le distanze tra un paese e l'altro sono notevoli e la natura si prende gli spazi che gli competono. Draguignan viene raggiunta in breve visto che la strada percorsa è molto veloce e dobbiamo più volte ringraziare gli automobilisti francesi che ci danno SEMPRE strada...
In Italia è proprio lo stesso... che amarezza....
Curiosamente ci si ritrova di nuovo davanti alla boulangerie di venerdì pomeriggio ed ovviamente ci fermiamo per una sosta.
La vetrina è decisamente più “dotata” di prelibatezze ed alla fine optoper una deliziosa tortina di lamponi. Sottile strato di pasta frolla piacevolmente burrosa con un sostanzioso strato di creme fraiche sul quale sono adagiati un numero imprecisato di lamponi freschissimi.
Rifocillati ma sopratutto idratati riprendiamo il nostro incedere verso Tourettes.
Rifare la Draguignan – Fayence è per me un banco prova per cercare di venire a capo alle mie sensazioni negative di guida, sensazioni che i accompagnano da quando siam partiti.
Tengo un ritmo allegro ma a quanto pare per lo Stè non è sufficiente e così mi passa..
“Ok” mi dico, “vediamo di testare la tua tenuta mentale”.
Lo Stè non si risparmia ed io riesco a tenere abbastanza agevolmente il ritmo elevato della nostra corsa. Peccato che in uscita di curva i quasi 30 cv di differenza con la Zetona si facciano sentire tutti. Complice un tornante trafficato il gruppetto si divide, io e lo Stè passiamo al pelo, gli altri rimangono intruppati in coda al trenino di auto. Quando arriviamo al bivio per Fayence dobbiamo aspettare un pochino ma poi siamo di nuovo tutti assieme.
E' ufficiale, soffro della “Sindrome di Hayden” , riesco ad andare molto più forte e pulito solo se ho qualcuno che mi fa da traino. Arriviamo al residence giusto in tempo per un tutto in piscina per poi prepararci per la cena presso il quale giovedì sera ci avevano rimbalzato.
Un bel tavolone all'aperto, mangiamo piuttosto bene; personalmente ho apprezzato molto le cozze e l'Ile flotant che tra l'altro scopro essere la versione francese addolcita dell'ungherese Madàrtej.
Caffè conto e ….. piove....
Continua ….
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