giovedì 28 luglio 2011

Pluie...

Pluie…

Penombra, pallida e soffusa, il lenzuolo bianco appare più scuro attorno alla mia vita e mentre il mio corpo torna lentamente allo stato di veglia, l’udito assieme alla vista ed agli altri sensi si risveglia.. 

Un continuo ed intenso ticchettio sul tetto sopra di me non lascia presagire nulla di buono.
Qualcosa mi spinge a rimanere nel letto dentro al bozzolo sicuro che mi sono creato con il lenzuolo.
Oggi però è il giorno del rientro e prima o poi dovrò abbandonare il mio giaciglio.

L’operatività vince la pigrizia ed una volta sceso dal letto scosto le tende, i sensi difficilmente ingannano.
La pioggia intensa è ovunque ed un cielo livido di nuvoloni carichi d’acqua si sparge a perdita d’occhio.
La fortuna e l’ottimismo dei giorni passati sembra averci abbandonato, non prevedo nulla di buono sulla nostra via del rientro.
Luca dorme, sereno ed ignaro di quello che ci aspetterà, a dire il vero nemmeno io mi sarei aspettato nulla di simile per le ore a seguire.

Sento rumori in corridoio e controllo chi tra lo Ste, Albi, Mauro e Marco sia già sveglio.
L’orario pattuito per la colazione dovrebbe esser rispettato, sono tutti svegli e rassegnati alle condizioni meteo a dir poco inclementi.
Hime sembra sconsolata sotto quel liquido perlage che si incunea tra ogni sua curva, io però sono tranquillo, abbiamo imparato via via a conoscere le condizioni meteo avverse ed ad affrontarle assieme. Se fossi li accanto a lei sotto la pioggia le farei una carezza e le sussurrerei parole rasserenanti, quasi a spazzar via il livido grigiore dai suoi pensieri e dai miei. 

Al momento di avviarci alla Boulangerie per l’ultima volta mi accorgo con disappunto che sono l’unico a non avere il cappuccio sul mio antipioggia. Mauro riesce a sottolineare la cosa in modo ilare e l’umore del gruppo migliora, per quanto possibile.
Mimmo, la Manu, Paoletto e la Kia ci raggiungono e si va, non prima di essermi coperto la testa con uno dei tanti sacchetti dell’umido che avevamo a disposizione, si vede che io e la Manu sappiamo esser pratici ( lei più di me  , a me capita di rado), abbiamo avuto la stessa brillante idea, massima resa con minima spesa.     

La colazione scorre via veloce e dopo aver salutato le nostre panettiere preferite ( per questi giorni francofoni ), cominciamo il rito della pulizia e preoccupati ci avviciniamo alla reception per scoprire l’ammontare del danno che avevamo procurato al tavolo da giardino.
In questo il ragazzo alla reception è stato onestissimo e ci ha chiesto solo 30 € per la sostituzione del piano del tavolo.
Eravamo così felici che ne volevamo distruggere altri hhahahahahaha .
Intanto che il sapore dolce dei croissant lasciava spazio a quello della pioggia completavamo la preparazione dei bagagli sulle nostre cavalcature infreddolite da una notte all’addiaccio.
Ormai è tarda mattinata e quello che avrebbe dovuto essere il percorso del ritorno non viene nemmeno preso in considerazione, le previsioni sono pessime anche per il pomeriggio e quindi decidiamo di percorrere l’autostrada reputandola di certo più sicura.

Partiamo verso le 12 e la pioggia sembra allentare leggermente la sua asfissiante morsa ma come avremo modo di scoprire sarà solo una fugace impressione.
Fayence è veramente vicina all’ingresso dell’autostrada che porta a Cannes e di li a Mentone, paghiamo il pedaggio e proseguiamo il nostro viaggio.
L’ ”autostrazio” francese è notevole, 3 corsie molto ampie con relativa corsia d’emergenza, ed in condizioni di pioggia di media intensità svolge il proprio compito egregiamente. 

Purtroppo questo nostro viaggio verso l’Italica terra è del tutto diverso da una condizione media, lo definirei Estremo…
La pioggia infatti a pochi km dall’aver valicato il casello si fa violenta, il traffico rallentato all’inverosimile e le tre carreggiate sembrano le corsie di una piscina olimpionica. Il quantitativo d’acqua che si sta rovesciando su di noi ha qualcosa d’incredibile, ripenso alle “lavate” subite nei 90.000 km assieme ad Hime ed una cosa del genere non mi era mai capitata. Solo sulla Cornacchiaia assieme a Mauro l’intensità fu superiore ma durò pochi interminabili minuti, qui invece il muro d’acqua è costante, intenso ed incessante allo stesso tempo.
Dopo appena 20 km ci rifugiamo in un’area di servizio per evitare di affogare.
Qui passiamo diversi minuti per cercare di capire come procedere nel caso la pioggia diminuisse di intensità o smettesse del tutto. Ripartiamo e fino al confine di stato non constatiamo nessun miglioramento nel meteo, anzi. Se prima la pioggia era intensa adesso lo è di più accompagnata da raffiche di vento intense che schiaffeggiano le nostre moto da ogni lato. 

Sono preoccupato per Mimmo e la Manu e per Paoletto e la Kia, in due la sensazione di per se già sgradevole dev’essere tremenda.
Il cartello blu con il cerchio di stelline gialle e la scritta ITALIA a campeggiare al suo interno ci segnala l’ingresso a “casa”. Qui il vento è così intenso che parcheggiare le moto nell’attesa del rifornimento diventa un’impresa, il timore che vadano in terra è alto e reale. 

Il panorama sul mare è impressionante, mare increspato di un turchese intenso mentre il cielo il lontananza splende di riflessi blu - arancio, in avvicinamento dal mare francese invece un roboante e tumultuoso ammasso di lividi cumulonembi che contrastano in modo stupefacente con il colore del mare.
Sono così carichi di pioggia e così diversi da quello che hanno attorno che appaiono come se fossero appesi a delle spesse funi di piombo, tutto il loro incedere assume un’immagine di potenza straordinaria ed inevitabile.
La ripartenza dall’area di servizio dev’essere effettuata quanto prima per cercare di “scappare” dal quantitativo d’acqua in avvicinamento.

Il traffico diventa sempre più intenso all’approssimarsi a Genova, il gruppo si sfilaccia.
Le due coppie ed Albi rimangono indietro, Io, Stè, Luca, Mauro e Marco procediamo spediti in mezzo alle auto in coda.
In questi frangenti nonostante la pioggia avere la moto è un indubbio vantaggio.
Cerco di tenere un ritmo svelto ma prudente, poi però vengo superato dagli altri e la “danza” assomiglia più ad una prova d’iniziazione contro la paura della morte. La velocità tenuta da Marco che nel frattempo si è portato a capo del gruppo rasenta l’incoscienza, dovrò scambiarci 2 paroline alla prossima sosta.

Nella concentrazione dovuta al timore di perdere il gruppo non mi accorgo che Mauro è sparito dai miei specchietti retrovisori.
Decido che mi sarei fermato al bivio per Torino, visto che il forte vento ha imposto una tregua alla pioggia.
Mi fermo in corsia d’emergenza con la freccia ben in vista ed attendo l’arrivo di Mauro, gli altri non si sono accorti della mia sosta ed hanno proseguito la loro… corsa.
Passano 5 minuti e Mauro non si vede, sono preoccupato e controllo il telefono per verificare l’eventuale presenza di chiamate.
Ricomincia a piovere intensamente ed io sono completamente esposto alla pioggia per cui decido mio malgrado di ripartire.

La Liguria ha la sorprendente capacità di amplificare tutte le sensazioni che una giornata di maltempo ti può trasmettere.
Se si vuole avere la percezione di una “punizione divina” l’assocerei proprio a questa nostra esperienza.
Imboccare l’A26 direzione Milano è un vero e proprio calvario, se nei km precedenti l’asfalto drenante ha svolto estremamente bene in suo lavoro, fino al bivio per l’A7 l’alternarsi di tratti drenanti e non mette in crisi il ritmo di guida.

Ho il serbatoio pieno per tre quarti e con questo quantitativo di benzina posso rientrare a casa senza ulteriori soste.
Nonostante la stanchezza cominci a farsi sentire proseguo senza sosta alcuna.
Un leggero cambiamento di colore all’orizzonte mi fa ben sperare nel termine delle ostilità da parte di Giove pluvio e come da programma il cielo non mente, verso Tortona e poco prima dell’innesto della bretella di collegamento sull’A7 la pioggia scioglie il suo opprimente abbraccio per offrirmi un rientro spedito e asciutto.


Cosa mi rimane di quest’esperienza?

  • La conferma di Amici di vecchia data, motociclisti fin nelle ossa, fachiri del Km, non una lamentela, non un piagnisteo.
  • La comprensione nei miei confronti anche nei momenti ( rari ) in cui ho sbagliato strada.
  • La pazienza infinita della Manu, per te un monumento non sarebbe sufficiente.
  • La goliardia dei nostri ritrovi con le gambe sotto al tavolo.
  • La capacità di rendere tutto speciale.

Questo per “limitarmi” alle persone presenti...

Poi le considerazioni su un paese che ho sempre guardato con rispetto e diffidenza.

Una natura grandiosa, spazi incontaminati e borghi di una bellezza irreale.
Abitanti sempre molto gentili anche se il “suono” della lingua autoctona rende aihmè tutto apparentemente meno sincero.
Un rispetto per il motociclista che qui da noi è mera utopia.  
Una qualità delle materie prime eccezionale, una ricchezza di profumi ed una mutabilità di ecosistemi unica.

Insomma una bella ed inattesa scoperta questa Francia così vicina, nonostante io sia riuscito nell’intento di far piovere ancora 
 
UNICA ED INSOSTITUIBILE HIME, 
non finirò mai di ringraziarti per questi 6 anni, 
91.000 km di strade percorse, di persone, vite condivise che senza di te non sarebbero mai accadute

GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!! 


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