martedì 25 ottobre 2011

Der Pragel und die Klöntal - zweite kapitel



Una primordiale foresta di conifere mi inghiotte di nuovo, il Kerenzenberg è infido ma alla fine non riesci a non apprezzare gli scorci maestosi che sa regalare.
In mezzo al bosco l'asfalto è perennemente umido e nonostante sia di buona qualità con un tracciato da leccarsi i baffi, va sempre rispettato e mai sfidato. 
In compenso al suo inerpicarsi sul fianco della montagna muta il suo aspetto in una speciale balconata panoramica sul Walensee che culmina a Filzbach. 
Il lago quest'oggi di un colore così irreale che ho difficoltà a descrivere, un misto di blu cobalto con punte di turchese e smeraldo, semplicemente magnifico. Questo piccolo borgo ha veramente una posizione invidiabile.
La Kerenzenberstraße in prossimità della sua fine ha un ultimo sussulto di gloria, un panorama spettacolare su Glarus e le circostanti Alpi glaronesi.
Sono quasi le 10 ed ormai il clima è decisamente piacevole, non fa ne caldo ne freddo. Il sole splende e di nuvole nemmeno l'ombra.
Il Pragel mi attende e la mia curiosità cresce al passare dei km che mi separano da quella svolta a destra. Il cartello che indica la chiusura fine settimanale dice che sono sulla strada giusta, il Pragel e la Klöntal sono posti poco frequentati e quindi la strada è quasi deserta, la scritta “Offen” da il via ufficiale alla salita verso la sella che divide il canton Glarus dal canton Schwyz.
Mi stupisce vedere una macchina della Polizei su per di qua, ne capirò poi il motivo.
La vallata si preannuncia bellissima, stretta e verdeggiante. È già tanto che siano riusciti a costruire una carrabile... un miracoloso matrimonio tra natura e presenza umana. I colori autunnali qui in valle sono in divenire, un caleidoscopio di gialli, ocra, ori e rossi. Le cortecce degli alberi intrise d'umido mattutino rendono il muschio ed i licheni che le ricoprono un lucido velluto verde. Tutto è immerso nel bosco ceduo e solo con il procedere verso l'alto si cominciano ad incontrare le prime conifere. So per certo che nel mio incedere a breve avrò l'ennesima visione lacustre di questa giornata ma lo stupore del momento è stato uno dei momenti più belli che abbia mai vissuto in compagnia di Hime. Il lago è apparso improvvisamente, placido e liscio come una tavola, dopo un leggero scollinamento all'immediato limitare del bosco. Uscire allo scoperto di un'area così ampia dopo aver provato l'intimità del bosco toglie il fiato. Qui capisco la presenza della Polizei, che nel frattempo mi aveva raggiunto al limitare del lago.
Un suono di campanacci prima appena percettibile si fa via via più prossimo ed assordante.
Alcune centinaia di bovini stanno vivendo l' Alpabzug (transumanza) agghindati a festa con dei copricapi fioriti. La lenta ma inesorabile processione viene controllata da numerosi mandriani e mandriane vestiti a festa con i costumi locali.
Indubbiamente ai giorni d'oggi assume un connotato folkloristico ma riesce ancora a trasmettere il senso di fatica e di vita alpina che resiste da queste parti nonostante la tecnologia.
Le simpatiche vacche lasciano anche dei simpatici ricordini su tutta la sede stradale e l'aria prima frizzante e fresca si riempie di note acri e pungenti tanto da farmi arricciare le narici.
Assisto con pazienza al lento passaggio ed una volta che la Polizei me lo permette procedo sulla Klöntalerstraße costeggiando l'omonimo lago incedendo lento e sinuoso per evitare le deiezioni bovine. Richisau si trova sul lato opposto del lago in un piccolo piano alluvionale, piccolissimo borgo alpino che decido di non visitare, ho troppa voglia di arrivare in cima al Pragel.
La strada è sempre ostica a causa della transumanza, debbo fare più attenzione del solito, non solo è stretta ma anche con poca visibilità e le wiederoste sono sparse qui e la anche se ben segnalate.
Prati verdi e piccole coltivazioni fanno da cornice alla sede stradale fin quando il bosco lascia il posto ad un paesaggio si verde ma molto più spigoloso e roccioso. Anche qui una processione di bovini rallenta il mio incedere. Il bovaro mi fa segno di procedere senza problemi tra le mucche, sulle prime lo prendo per pazzo ma poi posso constatare che i suoi bovini sono molto tranquilli e socievoli, per nulla paurosi e riesco a superarli senza troppi patemi d'animo.
A questo punto ho pieno campo libero e scarico a terra parte dei cv di Hime per giungere finalmente al passo situato anch'egli nelle vicinanze di un laghetto alluvionale.
La discesa verso Muotathal comincia in un selvatico mix tra rocce e conifere che diventerà quasi un bacio tra me ed il bosco, tanto è fitto e vicino. La natura qui la fa da padrona e per l'uomo dev'essere stata un'impresa veramente titanica costruire questa stretta strada in questa stretta valle. La foresta che mi circonda in verità è una delle poche foreste vergini rimaste in Europa ed è ovviamente territorio protetto.
Muotathal appare prima dall'alto del limitare del bosco in una rara “finestra” tra gli alberi, poi si mostra come un paese piuttosto ampio che occupa tutta l'ampia vallata che si trova sotto la foresta.
Da qui a Schwyz, omonimo capoluogo del cantone in cui mi trovo la strada si fa sempre più dritta e con meno particolari da ricordare.
Ripercorro il sinuoso tunnel semiaperto che mi riporta ad Altdorf e la tentazione di percorrere il Klausen è alta ma per oggi ho altri programmi.
Andermatt e la Gasthaus Die Ochsen mi aspettano per un pranzo tipicamente alvetico.

Continua...

Der Pragel und die Klöntal




L'approssimarsi dell'Autunno porta con se alcuni inconvenienti che il Mototurista incallito deve necessariamente prendere in considerazione durante la pianificazione del proprio girovagare.
Le ore di luce a disposizione diminuiscono e con loro anche le temperature, grazie a Dio il girovagare diventa decisamente più piacevole per il “Kawallo” ed il “Kawaliere”.
Non capita spesso di avere tempo per affrontare un viaggio infrasettimanale e ciò mi aiuta nella scelta della mia meta odierna, chiusa durante tutti i week-end dell'anno. A questo punto a me rimane solo il decidere le migliori opzioni per arrivarci e per tornare a casa.
Ore 5:20, nel buio più totale chiudo la claire del box, l'aria è frizzante e già immagino lo scendere della temperatura con la mia progressione verso il nord geografico.
L'umidità rende tutto più freddo, ovattato, tanto che i lampioni che illuminano la SS36 da Monza a Giussano sembrano avere una benefica e soffice aura dorata. 
Nel mio avvicinamento a Chiavenna mi trovo ad attraversare prima dell'innocua foschia, successivamente infidi e glaciali banchi di nebbia. Chiavenna sembra scrollarsi di dosso la notte e concede se stessa alle prime soffici e diffuse luci dell'alba. Un cielo di un azzurro abbacinante fa da terso cappello alla diradante foschia. La consueta sosta presso la pasticceria Mastai fa da gustoso, caldo e fragrante preludio al gelo della Val Bregaglia.
Di nuovo, l'effetto dell'alba mi rapisce e l'umidità residua rende tutto più delicato e morbido rispetto a qualche giorno fa ( 916,3 ). I colori sono ancora quelli estivi anche se, qui e la, i larici cominciano ad indossare il loro scintillante abito dorato. Nel falso piano tra Vicosoprano e Stampa tutto sembra uno still-shot, immobile, senza vento, senza altro apparente rumore che il fruscio aerodinamico del mio Shoei ed il rombo di Hime.
L'ultima ascesa verso Maloja, prima sinuosa ed elegante come un serpente poi tortuosa come un budello sulla rampa finale dei 20 e più tornanti, mi catapulta in un bianco mare di nuvole basse.
Cartoline autunnali.
Non si vede nulla ma poi, per fugaci istanti, sprazzi di visioni di lago e di monti, prima sporadici poi sempre più costanti. La magia di Segls e Silvaplana è sempre ugualmente dissimile.
I primi tornanti dello Julier in direzione Tiefencastell mi regalano un colpo d'occhio inconsueto quanto fortunoso. Cime baciate da un sole dorato in un cielo terso, Silvaplana giace li,in basso, fagocitata da una distesa di aerea panna montata semovente. 
Il limitare del bosco svela gradualmente la vallata morenica della Julierstraße ed il breve altopiano prima della cima si avvicina velocemente. Lame di luce come incisioni sulle rocce, le ombre lunghe e parallele appaiono come i segni di unghie di un arcaico demone felino celeste.
Il torrente che scorre verso valle come un impetuoso nastro argenteo, così luminoso da ferire gi occhi avidi di cotal bellezza.
La Sella dello Julier lascia il passo al digradante versante settentrionale che indossa ancora la fredda coperta della notte. Le mie membra appena rinvigorite dal calore del sole del primo mattino del versante sud, ripiombano in una “rinfrescante” realtà.
Tutto è ancora in ombra e l'odore della notte persiste insistentemente nelle mie narici. Giungo al lago di Marmorera ed essendo in anticipo rispetto ai miei piani, decido di far visita all'omonimo abitato che lo sovrasta.
Poche baite, un nastro d'asfalto stretto e tortuoso in mezzo ad un bosco di conifere, questa è Marmorea dorf. Il lago è li sotto, placido, ad attendere i primi raggi di sole. 
Un minuscolo cimitero montano: 
un tappeto di morbido muschio a rivestire un antico muretto di pietra a mo di confine tra vivi e dipartiti; 
l'ingresso sotto forma di un meraviglioso cancello finemente decorato in ferro battuto; 
uno sparuto manipolo di croci, anche loro nel medesimo stile del cancello, a segnare ogni tumulo; 
Qui è celata la storia di un piccolo paese montano, custodita in pochi metri quadrati e circondata da un paesaggio magnifico.
Proseguo per Tiefencastell prima e per Lenzerheide poi, un crescendo di luce solare mi accompagna durante l'avvicinamento a Coira, percepisco la voce della notte che urla recalcitrante la sua contrarietà durante l'avvicendamento con il diurno dominatore.
Il Walensee appare ancora sotto una leggera foschia ma l'effetto cartolina è comunque garantito, non lascia mai indifferenti. La cantonale corre parallela alle sue ripide sponde, così come la strada ferrata. La complicità di un convoglio merci mi consente una singolar tenzone con la motrice color rubino. Tutto finisce nel giro di qualche chilometro, lei in una scura galleria a valle, presumibilmente verso Zurich, io sulla gustosa salita che porta sul Kerenzenberg.

Continua....

giovedì 20 ottobre 2011

Mario



Marisa non c'è più da tempo,
eppure sapere che anche Mario, suo marito, è dipartito stamane mi lascia un gran senso di vuoto.
E' vero lui era un burbero e ombroso signore, però mi mancherà.
Non so perché ho sempre identificato in lui l'impersonificazione della Napoli bene, un non so che di aristocratico, una persona d'altri tempi che oggi si fa fatica a trovare.
Ora li immagino inseparabili come quando erano in vita, con le loro piccole discussioni, con il loro senso della famiglia. 
Poi mi rendo conto che di nuovo la figliola di Paola non avrà la possibilità di approfondire la conoscenza con il nonno e che il futuro bimbo che arriverà tra 2 mesi non lo conoscerà proprio.
una vita senza nonni.
Mi rendo conto di quanto io sia stato fortunato ad avere avuto l'opportunità di conoscerli e di imparare a vivere grazie ai loro insegnamenti
Mi rendo conto che il tempo passa e che la nostra breve esistenza va vissuta e non rimpianta per evitare le sensazioni come queste, il non aver avuto la possibilità di "salutare" qualcuno a cui tieni è devastante.
Ciao Mario, buon viaggio....

lunedì 17 ottobre 2011

916,3


Eliminare i noiosi trasferimenti sarebbe bello, peccato che l'unica possibilità per farlo, quando si ha intenzione di percorrere circa 900 km in una giornata assieme alla propria cavalcatura è di farlo nelle ore in cui le trafficate arterie che portano a Milano sono sgombre, ovvero di notte.
Quindi sveglia alle 4 e partenza alle 5:30 di un mattino di fine estate per raggiungere il Glaubenbielen ed il Glaubenberg.
Sono due passi che si trovano a ridosso dei cantoni di Nidwalden, Obwalden e Luzern nella Svizzera centrale.
Non sono esattamente prossimi al confine per cui anche le strade da percorrere per raggiungerli vanno scelte con cura. Risultato: 10 cantoni ed 11 passi alpini da percorrere.
È settembre inoltrato e nonostante il caldo delle ore diurne, in moto alle 5 di mattina fa piuttosto freddo, raggiungo Chiavenna poco prima delle 7 ed immaginare il sapore della seconda colazione non fa che accrescere la soddisfazione delle mie papille gustative quando, una volta entrato nella pasticceria Mastai assaporo la brioche calda ed inebrio le narici con il profumo del buon caffè.
Risalgo in moto ed il sole comincia a far capolino tra le cime dei monti.
L'unico essere vivente in circolazione sembro essere io e gli unici rumori percepiti sono l'aspirazione roca di Hime ed il ruggito sommesso del suo motore. La luce del mattino ha un non so che di delicato, come se l'immensa mano di madre natura svelasse con cura e leggerezza una sorta di scura coperta di dosso ai monti. I chiaroscuri prima sfumati si fanno sempre più taglienti e le rocce assumono mille sfaccettature affilate come lame. Il cielo azzurro senza nemmeno una nuvola fa il resto. Il Maloja snocciola curve una dopo l'altra, la strada priva di ostacoli, solo sul muro finale prima dell'altopiano m'impone uno stop a causa dei lavori in corso per consolidare un terrapieno all'interno di un tornante.
Tiefencastel viene raggiunta attraverso Silvaplana prima e lo Julier poi; è il solito misto di stupore per la bellezza dei luoghi ed il piacere di guida per il quale non finisco mai di ringraziare gli ingegneri civili svizzeri.
Lenzerheide è un intermezzo piacevole per giungere a Chur e poi a Bad Ragaz, il campo da golf del paese assieme agli alberghi a 5 stelle rendono tutto permeato di un'aura di ricca esclusività.
Raggiungere Glarus è sempre un'emozione forte, quel tornante, quel 24 luglio 2010, la pioggia, l'olio, Hime in terra ferita. Fare quel tornante è sempre una sfida, ed ogni volta che ci passo scatta la carezza al serbatoio della mia fidata amica di scorribande.
Linthal è l'ultimo avamposto prima dell'inizio del Klausen, altro luogo che mi fa sentir bene per la natura selvaggia e per l'ostica e tecnica strada da percorrere. Le mucche al pascolo sono ancora tante, si vede che è ancora presto per l' “Alpabzug”, la transumanza che le riporterà al sicuro in valle per l'autunno prima e l'inverno poi.
É forse la prima volta che percorro “al contrario” il Klausen e devo dire che fatto da est verso ovest ha un fascino tutto particolare si ha la sensazione che le alpi glaronesi ti investano letteralmente con la loro possanza, e la picchiata verso Altdorf ti si rivela tale per la pendenza del percorso che non si è mai rivelata così evidente in salita.
Qui parte il mio giro da esploratore incallito, percorro strade mai percorse per scoprire posti nuovi.
Con mio disappunto scopro che poco prima del Vierwaldstattersee l'autostrada si immette sulla statale per scarsità di spazio di una delle sponde, visto che le montagne circostanti precipitano letteralmente nel lago. Traffico intenso eppure anche così la statale si rivela molto tortuosa e piacevole, ricca di tunnel con aperture panoramiche sul lago, quasi a sembrare delle fotografie panoramiche messe all'interno di grezze cornici in movimento.
Gersau ormai è alle mie spalle e percorro un alberato e rigoglioso lungolago prima di arrivare all'imbarcadero per la sponda sud.
Ho circa 20 minuti prima che arrivi il traghetto e resto ipnotizzato dal colore di questo lago.
Sorpresa inaspettata, come anche il lago di Walensee la prima volta che lo vidi, sono laghi presumibilmente morenici e la forza di arcaici ghiacciai non più presenti hanno letteralmente divorato le rocce delle montagne circostanti. Questo porta ad avere una viabilità incompleta, nel senso che entrambi questi laghi non hanno delle strade su alcune sponde, la montagna sembra voler verticalizzare il suo ingresso in acqua e questo rende molto più affascinante e selvaggio il tutto.
È bello poter pensare che nel cuore della vecchia Europa possano esistere piccoli scrigni di intoccato dall'uomo.
La traversata dura circa 20 minuti e faccio la conoscenza con una coppia di anziani mototuristi zurighesi che mi illustrano le montagne circostanti, dominate dallo svettante Pilatus. Beckenried si presenta come una tappa abbarbicata sul lato basso della montagna ed è per me un passaggio verso Sarnen. Questa bella cittadina si trova sulla riva nord dell'omonimo lago in una ampia e verdeggiante valle. Tipicamente svizzera, dal suo centro storico con l'impianto viario tipicamente medioevale, case a graticcio, tetti spioventi, piazzette con le immancabili fontane. Tutto potrebbe essere di un'altra epoca se non ci fossero negozi con strumenti tecnologici ed auto parcheggiate qui e la.
In realtà la mia fugace visita a questa cittadina è stata una svista, ad una rotonda ho semplicemente sbagliato svolta non vedendo il cartello per il passo del Glaubenberg.
Ecco, la Glaubenbergstraße comincia a far capire di che pasta sarà fatta dalle prime curve, ripide, ampie, asfalto perfetto, in poche centinaia di metri sei sopra Sarnen, il lago sulla tua sinistra prima vicino, dominatore incontrastato degli spazi che feriscono gli occhi per la disarmante bellezza del panorama, poi sempre più distante mentre la Straße continua a salire in modo più dolce ma inesorabile. Il Sarnensee si defila sempre di più dalla mia vista ed i pochi paesini montani protagonisti di questa terrazza naturale lasciano i miei pensieri e mi concentro di più sulla guida.
Questo posto mi ricorda sempre di più la Nockalmstraße, un percorso naturalisticamente stupefacente, boschi, pascoli, cime e rocce a perdita d'occhio ma è un luogo che come la più famosa strada alpina austriaca ti abbraccia e ti coccola più che essere una sfida ostica ed ostile come ad esempio il Klausen, altro piccolo particolare a ricordarmela sono le numerosissime weideroste, le grate per l'attraversamento stradale del bestiame, segnalate però meglio e posizionate mai in modo pericoloso.
A Poca distanza dal passo, la strada prende a scendere in modo disomogeneo, prima in picchiata poi in modo dolcissimo poi di nuovo in salita, insomma un profilo altimetrico decisamente poco stabile, il tracciato si fa molto tortuoso per qualche chilometro ma nonostante tutto sempre molto piacevole. Tornando verso nord si rientra nel cantone di Luzern lasciandosi alle spalle l'Obwalden, siamo in piena Svizzera centrale e l'effetto Heidi è garantito, mucche, pascoli, boschi, pace e tranquillità; una versione paradisiaca della vita montana anche perchè il Glaubenberg non è tra i più conosciuti passi alpini vista la vicinanza di mostri sacri come Grimsel, Susten, Furka e Nufenen.
Arrivato ad Entlebuch svolto a sinistra in direzione sud, la valle è ampia e verdeggiante, siamo su un altopiano a circa 800 mt s.l.m. ma la strada ritorna ad essere trafficata fin a Schüpfheim dove mi attende la svolta verso la Panoramastraße del Glaubenbielen.
Onestamente all'inizio sono rimasto un po deluso, ne avevo sentito le lodi ed invece i primi10 km sono abbastanza insignificanti, solo le due creste montane sulla mia sinistra hanno un aspetto degno di nota, per quanto riguarda la guida invece una delusione, strada praticamente rettilinea con pochissime curve, realmente non capisco il perchè sia una Panoramastraße...
la mia delusione muta in dubbio, prima moderato poi intenso, arrivato a Sörenberg dove incontro i primi impianti di risalita, la strada migliora sensibilmente come il panorama fin quando si rientra in Obwalden, diventa stretta sembra giocare a nascondino con boschi e prati, un continuo gioco di luci ed ombre che ad ogni passaggio regala panoramiche viste sulle vallate circostanti. Ok, il dubbio ha lasciato la mia mente per trovare la conferma che questo luogo va visto per quello che regala agli occhi ed alla memoria, la guida soffre un po ma realmente non importa. Le soste regalano viste realmente uniche appena dopo il passo.
Da li tutta la vallata dal Sarnen in giù si dischiude come un magico fiore in tutta la sua inimitabile bellezza.
Un punto d'osservazione privilegiato, che fa da premessa all'ultimo tortuosissimo tratto sino a Giswil in mezzo ad un bosco stratosferico.
Da qui il Brunigpass è a pochi chilometri di una strada ampia piacevole e tortuosa il giusto.
Non mi sono ancora fermato e sono ormai le 12:30, comincio ad avere fame ed arrivato in cima al passo mangio un croissant alle mandorle ed uno squisito succo di mela frizzante, mooolto svizzero...
Meirigen mi aspetta, e nella mia testa si sussegue una domanda:
Grimsel o Susten?!?” .
Ho ancora pochi minuti per decidere cosa fare, ma questa domanda mi uccide.. Due tra i più bei percorsi elvetici che stanno facendo un incontro di box all'ultimo round nella mia povera testolina...
Innertkirchen, un bivio, una decisione, e Grimsel sia!
Buffo, i posti che ami sono sempre così identicamente diversi, una nuvola, un riflesso, un orario inusuale, tutto concorre a rendere speciale un luogo e la salita al Grimsel stavolta una ciliegina sulla torta in più: l'Oberaar, il suo rifugio ed il suo ghiacciaio.
Superata Guttannen, il lato aspro e apparentemente ostile del livello glaciale delle Alpi si fa sempre più vivo, i boschi lasciano il passo alla roccia viva, il verde si permea nelle sfumature della roccia come flebili lampi di colore.
Con il Räterichsbodensee ed il Grimselsee alle spalle giungo in cima al pianoro del Totensee.
Li un piccolo cartello bianco, un semaforo ed una strada così stretta che sembra una mulattiera mi indicano un nome: Oberaarsee.
La stradina è a senso unico alternato, alla fine è una strada di servizio che la KWO ha approntato per giungere alla diga dell'Oberaargletscher, che assieme agli altri invasi creano energia elettrica.
La Maestosità dei monti è il preludio di quel panorama che porta a vedere in lontananza l'Aletsch e lo Jungfrau, entrambi patrimoni dell'UNESCO. C'è una pace insondabile in questo luogo, non appena la strada comincia a scendere verso il Berghaus Oberaar spengo il motore di Hime ed assaporo il fruscio del vento, i profumi dell'alta montagna ed ammiro panorami mai visti prima, anche il Gelmersee prima non visibile. Rientrato sulla strada principale mi dirigo verso Ulrichen e poi verso Airolo tramite il Novena. Qui il meteo cela capricciosamente le cime più alte e le sfumature sempre più plumbee mi consigliano di aumentare il ritmo non dando a questo luogo l'attenzione che meriterebbe.
In compenso la Tremola percorsa in un tardo pomeriggio nuvoloso mi da una soddisfazione immensa, quasi non fosse di insidioso porfido, semplicemente unica.
A questo punto solo l'Oberalp ed il Lucomagno mi separano dal completare questo mio personalissimo tour.
Tour che si conclude con della fastidiosissima pioggia poco prima di Bellinzona che mi accompagna sin quasi a casa.
Alla fine 916,3 km fatti in giornata assieme alla mia fida cavalcatura, una giornata splendida che la pur poca ma intensa pioggia non è riuscita ad inficiare.



venerdì 14 ottobre 2011

100.000 .... on the Albula

Ok in questo periodo mi sento emotivamente instabile e tutte le mie sensazioni sono amplificate in negativo ed in positivo.

Oggi riguardando le tante foto scattate in cui tu sei la protagonista ho rivissuto per istanti lunghissimi le emozioni, le sensazioni , i profumi, i sapori ed i rumori di luoghi, persone ed esseri viventi sparsi.
Ho sorriso, pianto, riso di gusto, mi sono arrabbiato... sei riuscita a far crescere in me un sentimento che non pensavo si potesse provare per un oggetto inanimato. Forse questo sentimento è dovuto al fatto che grazie a te ho avuto la possibilità di conoscere in primis luoghi, poi persone, alcune sono solo passate nella mia esistenza e ne ricordo con piacere la fugace apparizione, altre invece sono diventate presenze costanti di cui adesso faccio fatica ad immaginarmi senza. Sei arrivata una mattina di Giugno 2005, ho dovuto aspettare 2 settimane prima del nostro matrimonio, quando mi sono reso conto che era tutto vero è stato come avere un tuffo al cuore, un'emozione fortissima averti finalmente tra le mie mani dopo che mi avevi fatto la corte dall'alto del piedistallo nella vetrina in cui eri l'unica protagonista, poi è arrivato tutto il resto.
I luoghi che prima per me erano un' onirica utopia sono diventati una certezza costante, a pensarci non mi capacito del perchè alcuni luoghi più di altri rimangono impressi in me. Ho fortemente voluto che questo giorno importante per noi fosse vissuto in uno di questi luoghi simbolo e così è stato, ho sorriso quando arrivati assieme ai 2315 mt dell' Albula il tuo tachimetro segnasse beffardamente 99.999 e non 100.000 ma in fondo è sull' AlbulaStraße che questa cifra è stata raggiunta, quindi mi sta bene. Doveva essere li, è stato il nostro primo viaggio importante, non avevi ancora l'abito da sera che ti ho regalato nel corso degli anni, che ti ha reso unica e di un'eleganza particolare. Ricordo il mio stupore nel vedere La Punt-Chamues da uno dei primi tornanti del versante sud, come da un privilegiato palco dal quale vedere una rappresentazione teatrale maestosa, messa in scena da madre natura e dall'ingegno umano. Un panorama unico che non so rendere ne a parole e nemmeno in foto. L'odore dell'umidità, quello che percepisci da lontano osservando le nuvole che di li a poco ti accompagneranno in un liquido e freddo abbraccio. Quel Klausen nel 2010, il nostro danzare tra torrenti d'acqua quasi ai limiti dell'incoscenza, preludio a quella tua ferita grave sul tornante appena dopo Mollis, il doverti abbandonare per giorni in terra straniera ma amica, per poi ritrovarti ed osservarti su quel carrello dietro di noi, come se dai tuoi occhi uscissero fuoco e fiamme di voglia di tornare, di essere più in cattiva di prima, di accompagnarmi in tante altre scorribande in giro per le Alpi.
Quelle lame di luce a ferire gli occhi in un tramonto intenso e ventoso sulla Villacherstraße, dove ho preferito rallentare piuttosto che rischiare per una condizione di luce difficilissima. Valutare distanze e contorni era una sfida alla mia già fragile vista. La discesa dietro a quel lampo verde, la risata convulsa dentro al mio elmo protettivo per non aver la capacità, mia e tua, di riuscire a star dietro a quel lampo, troppa la differenza di cavalleria e di manico.
Per un attimo ci hai creduto anche tu di poterli superare vero!??
Insomma potrei andare avanti per ore a ricordare tutto quello che abbiamo passato in questi 100.000 km assieme...
Posso solo ringraziarti per tutto ciò che hai regalato alla mia esistenza e spero che anche tu sia stata contenta di star con me, convinto che "our love will last forever..." .

Grazie

A come.....

Un passaggio di "Cars - Motori Ruggenti " e mi viene il magone.

Rifletto mentre le colorate scene del film scorrono sul video della mia TV.
Esseri umani, Persone... Persone che cominciano a provocarti benessere mentre sei in loro compagnia.
Ti ritrovi a domandarti che forse queste persone stiano diventando speciali e mentre lo stai facendo hai la consapevolezza che sono diventati tuoi Amici.
Pensi al passato più o meno recente condiviso di momenti, passioni ed istanti unici.
Unici ed insostituibili perché loro c'erano ed hanno reso tutto più speciale.
Pensi a parole dette, a fotografie scattate a tradimento, che però immortalano le persone nella loro versa essenza.
Pensi a tragitti fatti in macchina, ai km che loro si sono sciroppati per non abbandonarti al tuo destino.
Pensi a manicaretti preparati con amore in un'atmosfera casalinga per un manipolo di bocche affamate.
Pensi a dei sabati che invece di dormire un'ora in più, ti danno una mano a sistemare dei problemini casalinghi.
Pensi a lunghe telefonate, mentre maledici i km che ti separano da loro.
Pensi a messaggi scambiati alla sera, su sensazioni, su luoghi che solo loro sanno capire.
Pensi all'entusiasmo dei loro racconti mentre cercano di convincerti sulla bontà del disegno del tuo tracciato. 
Pensi a tanti altri momenti e luoghi speciali condivisi con loro.
Amici miei sono onorato di poter essere vostro amico perché mi rendo conto di come la mia vita senza di voi sarebbe meno vera a meno intensa, se non ci fossero le vostre aspettative da stupire ogni volta quando organizzo i miei tour, anche questi ultimi non avrebbero lo stesso sapore, se non ci foste voi a farmi arrabbiare ogni volta che cambiate idea su qualcosa, non riuscirei a rendermi conto di quanto siano importanti le vostre opinioni, se non ci fossero le vostre tante e diverse esperienze di vita, non potrei arricchire di conoscenza la mia.
Insomma a volte vorrei abbracciarvi senza un apparente motivo, solo per dimostrarvi il mio affetto.
Anche se poi a volte mi rendo conto che me lo avete dimostrato più e più volte senza nemmeno rendervene conto.
Beh Amici, buona notte.
Mi mancherete anche oggi che siate vicini o lontani.