martedì 25 ottobre 2011

Der Pragel und die Klöntal




L'approssimarsi dell'Autunno porta con se alcuni inconvenienti che il Mototurista incallito deve necessariamente prendere in considerazione durante la pianificazione del proprio girovagare.
Le ore di luce a disposizione diminuiscono e con loro anche le temperature, grazie a Dio il girovagare diventa decisamente più piacevole per il “Kawallo” ed il “Kawaliere”.
Non capita spesso di avere tempo per affrontare un viaggio infrasettimanale e ciò mi aiuta nella scelta della mia meta odierna, chiusa durante tutti i week-end dell'anno. A questo punto a me rimane solo il decidere le migliori opzioni per arrivarci e per tornare a casa.
Ore 5:20, nel buio più totale chiudo la claire del box, l'aria è frizzante e già immagino lo scendere della temperatura con la mia progressione verso il nord geografico.
L'umidità rende tutto più freddo, ovattato, tanto che i lampioni che illuminano la SS36 da Monza a Giussano sembrano avere una benefica e soffice aura dorata. 
Nel mio avvicinamento a Chiavenna mi trovo ad attraversare prima dell'innocua foschia, successivamente infidi e glaciali banchi di nebbia. Chiavenna sembra scrollarsi di dosso la notte e concede se stessa alle prime soffici e diffuse luci dell'alba. Un cielo di un azzurro abbacinante fa da terso cappello alla diradante foschia. La consueta sosta presso la pasticceria Mastai fa da gustoso, caldo e fragrante preludio al gelo della Val Bregaglia.
Di nuovo, l'effetto dell'alba mi rapisce e l'umidità residua rende tutto più delicato e morbido rispetto a qualche giorno fa ( 916,3 ). I colori sono ancora quelli estivi anche se, qui e la, i larici cominciano ad indossare il loro scintillante abito dorato. Nel falso piano tra Vicosoprano e Stampa tutto sembra uno still-shot, immobile, senza vento, senza altro apparente rumore che il fruscio aerodinamico del mio Shoei ed il rombo di Hime.
L'ultima ascesa verso Maloja, prima sinuosa ed elegante come un serpente poi tortuosa come un budello sulla rampa finale dei 20 e più tornanti, mi catapulta in un bianco mare di nuvole basse.
Cartoline autunnali.
Non si vede nulla ma poi, per fugaci istanti, sprazzi di visioni di lago e di monti, prima sporadici poi sempre più costanti. La magia di Segls e Silvaplana è sempre ugualmente dissimile.
I primi tornanti dello Julier in direzione Tiefencastell mi regalano un colpo d'occhio inconsueto quanto fortunoso. Cime baciate da un sole dorato in un cielo terso, Silvaplana giace li,in basso, fagocitata da una distesa di aerea panna montata semovente. 
Il limitare del bosco svela gradualmente la vallata morenica della Julierstraße ed il breve altopiano prima della cima si avvicina velocemente. Lame di luce come incisioni sulle rocce, le ombre lunghe e parallele appaiono come i segni di unghie di un arcaico demone felino celeste.
Il torrente che scorre verso valle come un impetuoso nastro argenteo, così luminoso da ferire gi occhi avidi di cotal bellezza.
La Sella dello Julier lascia il passo al digradante versante settentrionale che indossa ancora la fredda coperta della notte. Le mie membra appena rinvigorite dal calore del sole del primo mattino del versante sud, ripiombano in una “rinfrescante” realtà.
Tutto è ancora in ombra e l'odore della notte persiste insistentemente nelle mie narici. Giungo al lago di Marmorera ed essendo in anticipo rispetto ai miei piani, decido di far visita all'omonimo abitato che lo sovrasta.
Poche baite, un nastro d'asfalto stretto e tortuoso in mezzo ad un bosco di conifere, questa è Marmorea dorf. Il lago è li sotto, placido, ad attendere i primi raggi di sole. 
Un minuscolo cimitero montano: 
un tappeto di morbido muschio a rivestire un antico muretto di pietra a mo di confine tra vivi e dipartiti; 
l'ingresso sotto forma di un meraviglioso cancello finemente decorato in ferro battuto; 
uno sparuto manipolo di croci, anche loro nel medesimo stile del cancello, a segnare ogni tumulo; 
Qui è celata la storia di un piccolo paese montano, custodita in pochi metri quadrati e circondata da un paesaggio magnifico.
Proseguo per Tiefencastell prima e per Lenzerheide poi, un crescendo di luce solare mi accompagna durante l'avvicinamento a Coira, percepisco la voce della notte che urla recalcitrante la sua contrarietà durante l'avvicendamento con il diurno dominatore.
Il Walensee appare ancora sotto una leggera foschia ma l'effetto cartolina è comunque garantito, non lascia mai indifferenti. La cantonale corre parallela alle sue ripide sponde, così come la strada ferrata. La complicità di un convoglio merci mi consente una singolar tenzone con la motrice color rubino. Tutto finisce nel giro di qualche chilometro, lei in una scura galleria a valle, presumibilmente verso Zurich, io sulla gustosa salita che porta sul Kerenzenberg.

Continua....

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