martedì 7 ottobre 2008

Balatonvilagos

L’autostrada M7 continua in un lungo curvone a sinistra mentre imbocchiamo l’uscita di Enying, siamo a pochi kilometri da casa, ogni estate è stato così quando arrivavamo da Budapest verso il lago Balaton.
Il paesaggio è invitante, dolci colline verdeggianti, piccoli gruppi di alberi a formare boschetti che paiono errori di colore in una distesa di giallo e verde intenso dei girasoli e dei vigneti, il verde scuro degli alberi è un tono di rottura che movimenta uno schema tutto sommato preciso.
So che il lago è li dietro ma ancora non si vede, non lo si vedrà fino agli ultimi 500 metri di strada.
L’uscita dell’ M7, una salita leggera praticamente dritta se non fosse per una leggerissima pendenza a destra, l’incrocio, il cartello verde con le scritte Enying, Balatonalmadi Balatonaliga Balatonvilagos.
E verso quest’ultimo paese ch siamo diretti, attraversiamo l’incrocio con la statale per ritrovarci nella strada provinciale che si insinuerà nel paese.. Vigneti a destra e a sinistra ordinati verdeggianti quasi luccicanti alla luce diffusa del primo pomeriggio, i chiaroscuri sono talmente tanti che smetto di contarli, dovrei contare ogni foglia di ogni singola pianta .
Dopo un breve rettilineo la strada entra in Balatonaliga seguendo il declivio della collina insinuandosi tra le prime case. Villette mono familiari tanto comuni da queste parti. Poi quella curva secca a sinistra che si infila nel tunnel sotto la ferrovia, la controcurva, stavolta più dolce a destra il cartello che indica la stazione di Balatonaliga, stazione privilegiata durante la dittatura comunista dalla presenza di quello che era il resort per i membri del partito, allora anche i treni internazionali sostavano in quella piccola stazione dalle pareti giallo ocra e dal tetto di tegole rosse.
Lasciamo la stazione alla nostra destra per proseguire lungo una via in salita leggera con il paese alla nostra destra e i campi coltivati e la boscaglia alla nostra sinistra..
La svolta che porta alla posta, brutto edificio del passato comunista lungo e basso con accanto il negozio della catena alimentare ABC dove ogni anno sotto al tetto le rondini facevano i loro nidi..
Proseguiamo , superiamo anche la villetta del macellaio del paese, la sua bottega è li vicino in una parallela della strada che stiamo percorrendo.
Finalmente il cartello di Balatonvilagos, siamo arrivati, un ultimo incrocio a sinistra si va per Siofok, a destra si scende sul lungolago attraversando di nuovo la ferrovia, da qui invisibile, nascosta da una curva esagerata a sinistra con tanto di collina al lato sinistro della strada e gruppo di alberi ed edificio della stazione a destra. Il palo della luce è li a segnare imperterrito quel luogo come un gigantesco punteruolo conficcato nel terreno, la su struttura di cemento armato a garanzia della sua forza contro i tremendi venti che si scatenano durante le giornate di burrasca sul lago..
Noi proseguiamo dritti, la strada che digradava dolcemente verso l’incrocio altrettanto dolcemente prende a salire verso la cima della collina. Il gommista del paese sulla sinistra con la bianca casa ed i due bianchi Komondor ( cani da pastore ) a protezione del giardino; sulla destra la colonia estiva di uno dei tanti enti statali. Al successivo paleo della luce, due travi di cemento armato forato che si uniscono in sommità a mo di un’altissima “A” , la svolta nella piccola strada che mi separa dal lago..
Una villa con giardino pieno di alberi di melo che cominciano a regalare i primi risultati dell’impollinazione a sinistra, un appezzamento di terreno coltivato a noccioli a destra.
Arriviamo al nostro ultimo incrocio, un incrocio a T e li oltre gli alberi la grandiosità dal lago dall’alto della collina, il cielo terso e l’assenza di umidità ci permette di vedere la costa opposta.
Gli ultimi alberi hanno incorniciato questo splendido spettacolo quasi fossero i tendaggi di un sipario in un grande teatro di città.
Adesso la visuale è libera, alla nostra destra il lago, il termine della collina ad una ventina di metri, poi il dirupo verso i binari della ferrovia e via via verso il lago, a sinistra una schiera di case che si alternano una ad una sul ciglio della stradina dritta in discesa fino alla casa del dipendente delle ferrovie addetto alla sorveglianza dell’unico passaggio pedonale nel raggio di un paio di km.
La nostra meta dista appena 4/500 metri, percorriamo la strada tra siepi, ringhiere, cespugli ordinati di rose ed altre piante ornamentali, le macchine qui sono un raro elemento di disturbo e le persone passeggiano in costume sul nastro d’asfalto sena pericolo, la strada è cieca..
Siamo arrivati, il cancello verde, il prato appena tagliato l’albero di amareno sul lato della casa, la siepe sul lato opposto assieme ad altri 2 amareni che ombreggiano il patio.
La casa con il suo terrazzo sul lago i suoi muri in pietra termica sulla facciata la grossa finestra del soggiorno con quelle caratteristiche zanzariere verdi, la porta persiana del terrazzo a 4 elementi, il tetto asimmetrico spiovente, il cavo della luce e della tv che calano dall’alto del palo della luce.
I 3 colpi di clacson, i due visi familiari dei miei nonni che raggianti vengono ad aprirci…
Il suono della serratura, la calda sensazione della maniglia del cancello e finalmente l’abbraccio con la storia della mia famiglia…
ARRIVO A BALATONVILAGOS

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