martedì 7 ottobre 2008

Motocrescentina / Combrikkola del passo

Il casello di Piacenza sud alle mie spalle, adesso la strada sarà noiosa, dritta come un fuso.
L’aria è frizzante nonostante siano solo le 2 del pomeriggio, temperatura ideale per un giro in moto o per meglio dire una “Futata” pomeridiana..
Pregusto le curve che verranno mentalmente, pregusto la compagnia di amici che vedo troppo di rado, pregusto queste sensazioni, un succo benefico che consente di tollerare la noia dell’autostrada.
Sono talmente tanti anni che non percorro l’A1 da Bologna verso Firenze e stento a riconoscerla, i lavori per la terza corsia la rendono un cantiere unico e le strisce gialle dei lavori in corso durano kilometri.
Sasso marconi, la mia uscita, il termine della sofferenza autostradale e l’inizio del divertimento..
Le “Ganzole” un tratto di strada di pochi kilometri che mi separa da Pianoro detta anche “I box”.
Non c’è nessuno e la strada dall’asfalto con potere mordente invita la gomma anteriore a piegare a cercare l’equilibrio e la traiettoria perfetta. Le gomme nuove che ancora non conosco, il cercare di capirne il comportamento, le reazioni e cosa ben più importante gli avvertimenti nel caso il gusto della guida mi portasse ad esagerare. Un curvone veloce a destra , un piccolo allungo e mi trovo davanti ad un incrocio a “T” direzione “Box” e via in discesa verso la valle sottostante, uno dei tratti guidati più gustosi, più che curve sono semicurve da raccordare tra loro in una danza ritmica interrotta dal bel curvone in contropendenza a sinistra che immette in un tratto di strada alberato, sembra quasi di stare in mezzo ad un bosco, poi una sequenza di 2 tornanti che mettono fine al tratto guidato delle “Ganzole” , manca solo un lungo rettifilo e poi un curvone a destra che immette sulla strada in direzione Pianoro.
Arrivo ai box alle 16.50 chiamo Mauro, sento a che punto è con il lavoro per capire se la “pre-futata” sarà affar mio o se avrò un compagno coi fiocchi assieme a me.
Mauro non ce la fa, mi da appuntamento alle 18.00 come pattuito. metto via il telefono, infilo il casco, i guanti, la chiave nel quadro, l’inconfondibile rumore del check dell’iniezione, poi il quattro cilindri di Hime riprende vita in un sommesso borbottio..
Un’occhiata all’orologio, segna le 17.00, infilo la prima e via, adesso avrò modo di capire se le K3 sono delle gran gomme oppure no.
Le prime due curve con il muretto ad archi scorrono via veloci, poi il tornante a sinistra e via ancora verso la curva a destra che immette in un leggero allungo per due curve da raccordare, non si toccano nemmeno i freni si piega a sinistra e poi a destra, la strada sempre in salita serie di allunghi e di curve veloci fino a Livergnano, poi da li fino a Sabbioni e poi a Loiano la parte più bella della Futa, curve mai uguali di ogni raggio e curvatura, curve in appoggio, curve bastarde ma mai banali, mai farle senza concentrazione, la Futa non perdona.
Loiano, osservo l’orologio di Hime, le 17.15… lo chalet è ancora lontano e non riuscirei a raggiungere gli altri in tempo per l’orario pattuito. a questo punto l’unica opzione rimane il “Pistino” , Loiano- Monzuno.
Qui decido di incrementare un po il ritmo, le gomme mi piacciono ma per non so quale motivo non riesco a fidarmi del tutto. Forse tenere un ritmo più elevato potrebbe fare la differenza.
La strada è libera, il traffico quasi nullo, l’aria dell’imminente sera fresca e invitante, i campi coltivati laggiù sono disegnati dalla strada che dovrò percorrere… Basta esitare: si parte.
Arrivo a Munzuno con il sorriso, le gomme hanno una tenuta infinita, specialmente l’avantreno.. probabilmente in strada sarà impossibile sfruttarne appieno le potenzialità, sarebbe da pazzi incoscienti.
La gomma posteriore, come direbbe un Amico di Varese, è eccitata al punto giusto ma al tempo stesso mi da pensiero, tende a derapare un po troppo facilmente nonostante non faccia caldo. Forse le 2 pistate a cui sono state sottoposte hanno lasciato un segno non evidente a prima vista.
Sono le 17.25, inverto la direzione, direi che il “Pistino” in salita è decisamente più gustoso, i curvoni veloci in appoggio sono una goduria, sarebbe da farli a ripetizione fino a trovare la traiettoria e la velocità perfetta.
A Loiano ritorno sulla SS65 per un tuffo in discesa verso i box, l’andatura si fa sostenuta senza che me ne renda conto, infatti arrivo ai box alle 17.50 10 minuti in meno dell’andata.
Non è arrivato ancora nessuno, mi siedo su una panchina e telefono a Zawa, parliamo a tratti il ponte radio su Pianoro deve essere al confine di due zone e quindi la comunicazione cade spesso..
sento un rombo conosciuto, è la Zetona di Linuccio che si avvicina, bello vedere i suoi occhi concentrati alla ricerca di una faccia conosciuta cominciare a sorridere non appena scorgono il pazzo che li ha raggiunti per la “Motocrescentina” , il tutto enfatizzato dal filtro trasparente della visiera del suo Shoei.
Stiamo li a far due chiacchiere e la Motopotentenera arriva con il suo pilota, Maurino presente, manca solo Angelo e la Futata serale può partire in perfetto orario.
Linuccio a fare da apripista, io, Mauro e Angelo a chiudere il ristretto gruppetto. Il passo è allegro ma non troppo decisamente piacevole, il traffico quasi nullo, miracolo dell’infrasettimana, le curve si snocciolano fino a Loiano in piacevole armonia, il paesaggio montano dell’Appennino tosco-emiliano è meno incisivo di un paesaggio alpino, è più dolce, tranquillizzante, rassicurante in fondo armonico. I passaggi da un ambiente ad un altro non sono netti e violenti, ma leggeri come un placido fiume che scorre verso il mare.
Da Loiano la strada procede tra i radi paesini e le curve fino allo Chalet Raticosa, punto si sosta e ristoro per i numerosi motards che la frequentano nel fine settimana.
Impressionante vedere il piazzale dello chalet con una sola moto parcheggiata, il nostro arrivo sembra interrompere una quiete infinita, ed il cielo al tramonto sembra coprire con un a coperta di nuvole leggere la nostra sosta. Un caffè, dell’acqua, una fetta di torta e quattro chiacchiere in compagnia che accompagnano i minuti della giornata verso la sera.


La temperatura comincia a diminuire sensibilmente, decidiamo per il rientro a Bologna, il sole si fa sempre più discreto, più flebile, lentamente i fari delle nostre moto cominciano ad illuminare il nero nastro d’asfalto, ed il rosso della strumentazione di Hime, invisibile alla luce del giorno, comincia ad apparire sempre più intenso. La guida si fa più difficile, il fresco della sera irrigidisce le mie gambe e le mie braccia, sono contento di essermi portato la maglia termica, senza sarebbe stato veramente difficile. In compenso le mie narici apprezzano il freso della sera, i profumi del bosco, l’odore della benzina.
Il fanalino posteriore di Linuccio si fa sempre più rosso ed a tratti vicino e lontano, come un invisibile elastico che ci ricongiunge e ci allontana, Angelo prima e Mauro dopo, i fari dalla forma inconfondibile della motopotentenera e della Zeta. Il traffico prima inesistente si fa un po più fastidioso, il camion superato di slancio da Linuccio prima e da me poi diventa un piccolo temporaneo ostacolo per Mauro e Angelo.
Arriviamo ai “Box” che è ormai sera, e proseguiamo sulla strada che porta a Bologna, recuperiamo Grazia e ci dirigiamo al luogo dell’appuntamento con Kawa e lo Zio. Da li alla Baracca saranno pochi i km che ancora ci separano da una mangiata colossale.
La serata procede il freddo si fa intenso, mitigato in parte dal carico calorico del cibo..
Crescentine, tigelle, prosciutto, salame, coppa di testa, crema di lardo, pasta di salsiccia, formaggi e sott’oli e sottaceti, un inno alla cucina emiliana povera ma ricca in sapori e che unisce.
I profumi, il calore delle crescentine fritte, le tigelle scaldate lasciano sulle mani sensazioni oleose e profumi intensi, il calore fa esplodere tutto il bagaglio di sentori e profumi dai salumi che vi appoggiamo sopra..
Poi l’armonico caos di mani che si allungano tra cestini e vassoi, il ciarlare tra un boccone e l’altro, immagino come queste sensazioni possano essere diverse in una vera serata stiva con il caldo e le zanzare ad accompagnare la nostra cena..















Alla fine è vero siamo un gruppo di :
Amici
Motociclisti
Passisti;
in una parola Combrikkoli…

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