giovedì 9 ottobre 2008

Praga


Forse devo mettere in valigia anche una felpa leggera, non so a cosa andrò incontro, se avrò freddo se avrò caldo, la vecchia Europa continentale a volte sorprende...
osservo il prato sotto casa attraverso gli infiniti quadrettini della zanzariera, un filtro che mi separa dalla rassicurante sensazione di protezione di casa.
Mi sento inquieto, forse è solo la strana sensazione che fuori si stia per scatenare l'inferno sotto forma di gocce grosse come ciliege mature..
l'inquietudine muta in rabbia, mi occorrevano solo 10 minuti per arrivare alla metropolitana asciutto.
Appena metto fuori il naso dalla porta di casa il ritmico gocciolare della pioggia ferisce i miei timpani, monta la mia rabbia, la certezza che arriverò senza un centimetro quadrato di pelle asciutto in aeroporto si realizza..
Sembra un vero e proprio incubo:
pioggia, vento, lampi e tuoni si frappongono tra me e la meta che devo raggiungere... sono così arrabbiato che vorrei ritornare a casa e non prendere più quel dannato aereo..
Odio questa città, odio la sua approssimazione, i suoi ritmi, il suo essere impersonale, il suo favorire l'isolamento e la solitudine nonostante le possibilità di aggregazione pressoché infinite...
perché una persona che vive da sola e non vuole farsi rapinare dalle tariffe di un taxi notturno per raggiungere un aeroporto all'alba deve prendere nell'ordine un autobus, una metropolitana ed un pullman gran turismo per arrivare in aeroporto la sera prima della partenza!?!?!
perché essere costretti a dormire su una scomoda panca in un aeroporto che ha nella sua grandezza, direttamente proporzionale alla sua inutilità, il suo simbolo!?!?!?
l'odore dei vestiti bagnati, dolciastro, si insinua tra le narici, un misto di odori tutto sommato piacevoli dovuto al fatto che erano tutti stati indossati appena prima del diluvio... l'odore acre della gomma e del tessuto sintetico delle scarpe sembra invece essere il preludio all'assunzione di un blando veleno anestetizzante...
alla fine trovo un posto dove rannicchiarmi in attesa delle 6 del mattino per poter effettuare il check in per la città verso la quale ho un'aspettativa curiosa e intensa, mi ricorda le gite che facevo alle scuole elementari, il sapore della scoperta, quel non dare nulla per scontato, quella mancanza di esperienza che ti mette in difficoltà nei primi istanti di “conoscenza”...
Anche stavolta viaggio da solo, non mi aspetto nulla in più che rimanere da solo, non ho voglia di conoscere gente, non ho la necessità di condividere con nessuno questo momento, deve essere mio soltanto, da assaporare lentamente nei 5 giorni che starò lontano da casa...
L'imbarco è veloce, il volo noioso, lo snack pessimo, il caffè tutto sommato sorseggiabile..
Atterro a Praga, meta del mio viaggio..

l'impatto è strano, l'aria ha un odore indecifrabile ma la sensazione che mi lascia addosso è decisamente spiacevole. È la prima volta che mi capita una cosa del genere nella vecchia Europa.
Il recupero del bagaglio avviene rapido e posso così recarmi all'uscita dell'aeroporto di Ruzine.
Chiedo informazioni per raggiungere la mia pensione e la donna al box dei mezzi pubblici mi spiega con una freddezza e distacco glaciali cosa dovrò fare, mi chiedo se sa di essere viva.
L'impatto si fa sempre più negativo, pago e non ricevo in cambio il mio biglietto, la segnaletica per reperire un autobus è scarna e poco comunicativa, a differenza delle indicazioni per tram e metropolitana, eccellenti.
Passo per la periferia di Praha come la chiamano i cechi e dirigendomi nel distretto numero 6, quello immediatamente a ridosso del centro storico. La strada gira attorno al limite dell'aeroporto per poi attraversare l'autostrada ed entrare in città destinazione Dejvicka capolinea della metropolitana A.
trovare la fermata del 216…. la sensazione sgradevole comincia a diventare sempre più forte, sono deluso, comincio a pensare negativamente su qualsiasi cosa..
arrivo in albergo alle 12 passate invece che alle 10, la mia camera è ancora occupata dal precedente cliente, sono arrabbiato a tal punto che rifiuto anche una discussione con l'albergatore che si scusa in tutti modi e mi offre nell'attesa una caffè e dell’acqua. Se penso che è anche il mio compleanno mi viene voglia di avere un ictus fulminante, giorno infausto, ogni anno me ne capita una diversa.. la prossima volta sto chiuso in casa con le tapparelle sigillate..
la camera è gradevole spaziosa e pulita con un rassicurante panorama all'esterno della mia finestra.
Svuoto la valigia, ancora bagnata dalla sera precedente, scopro un’amara sorpresa:
tutti i vestiti in essa contenuti sembrano passati sotto un nebulizzatore. Completamente fradici tanto che sono costretto a stendere qualsiasi cosa.
Mi faccio una doccia bollente e mi infilo a letto, mi addormento e mi sveglio solo al mattino successivo.
Ho ancora 4 giorni pieni per visitare la città e decido che in questa domenica lascerò la mia guida in camera, voglio scoprire la città senza una meta prefissata, il gusto fresco della scoperta, il fremere di tutti i sensi necessariamente allertati al minimo cambiamento..
Decido di muovermi a piedi con il mio inseparabile zaino, dentro solo l'acqua ed un ombrello..
Sono convinto del fatto che questa città ha tanto da offrirmi e per questo resetto tutte le sensazioni, ripartiamo da principio.
Ok, la lingua è decisamente ostica e spesso non si trovano indicazioni nel più rassicurante inglese.
La sua tonalità è secca, asciutta a tratti sgradevole, manca della musicalità delle lingue latine e dell'estrema regolarità e durezza delle celtiche.
I cechi mi hanno dato l'impressione di essere poco accoglienti, freddi e distaccati con punte di antipatia vera e propria.
Il modo più efficace per sintetizzare il loro atteggiamento è :
“ti sto facendo un favore a fare quel che mi chiedi”...
Mi rendo conto di essere disorientato, spiazzato: la cosa mi infastidisce, non sono abituato
seguo le indicazioni per il Prazky hrad, il castello, tutte le indicazioni turistiche saltano all’occhio per il loro colore: cornice marrone e scritta nera su fondo bianco, a voler trovar loro un difetto sono fin troppo discrete in dimensioni.
Mi chiedo se una strada in discesa possa portare al castello, invece dopo una curva a sinistra la strada mi presenta un intrigante bivio:
strada acciottolata a destra stretta e senza marciapiede che lascia intravedere un porticato in cima alla salita e strada in falsopiano che sembra sbucare in un’ampia piazza.
Ovvio che intraprendo la via più erta che porta verso l’alto, non mi sono mai piaciute le scorciatoie.
l'impronta medioevale di Praha comincia a schiudersi sotto il mio sguardo attento..
la piazza nella quale giungo è ampia a differenza della prima impressione ha una pianta irregolare ed allungata con doppia fila di portici ai lati, anch’essa si biforca in due direttrici minori, scoprirò più tardi che portano una alla piazza del castello ed una direttamente in Mala Strana.
Seguendo casualmente il mio istinto mi raggiungo uno splendido belvedere da dove finalmente scorgo la Vltava, la Moldava, il fiume che Bedrich Smetana traspone in note nel suo Ma Vlast (ovvero La mia Patria), poema musicale che tanto amo. Le mura sono possenti, la digitale nelle mie mani sembra animarsi da sola per lo scatto di numerose foto panoramiche i riflessi di luce sono li in basso che disegnano un sinuoso incedere dei flutti del fiume.
Continuo il mio vagabondaggio dirigendomi verso Mala Strana il piccolo quartiere, qui la globalizzazione imperante lascia il suo malinconico ed impersonale picchetto... Mc Donald's e Starbucks sono li ad occupare suolo straniero, però è confortante la presenza del chioschetto con il dolce tipico cotto su una griglia rotante, sembra un grosso cannolo vuoto ed emana un profumo dolce penetrante di vaniglia e nocciola, ad osservarlo meglio sembra una brutta copia della Kurtos Kalacs ungherese.
l'urbanistica della Mittleuropa sembra combaciare alla perfezione con il mio modo di intendere una bella città. Gli ampi portici nelle vie principali vengono invasi come i grandi fiumi dai propri affluenti in veste di piccole viuzze contorte, i tetti spioventi, gli abbaini in mattone intonacato a calce ed i cortili interni, quando i portoni in legno non li separano dal brulicare di vita esterno schiudono piccoli oasi taciturne ignote al caos cittadino.
Sono in Mala Strana e riconosco una delle 2 torri neogotiche che sono come soldati a protezione del Karluv Most, strano mi aspettavo un ponte imponente ed invece fatico a dare una spiegazione alla sensazione che dovrebbe essere più grande e lungo,alla fine è molto meno invadente di quanto alcune immagini possano comunicarci.
Lo attraverso osservando le statue dei santi e dei re che sembrano imperturbabili nella loro staticità, ma nel 2002 nemmeno loro hanno potuno nulla contro le forze della natura.
Stare mesto la città vecchia, è un dedalo di viuzze piene di negozietti di souvenir e di locali con tanto di personale che cerca di ghermirti. Evitando il flusso dei turisti ci si trova in strade e vicoli laterali, da li si può notare l'anima più vera della città, i negozi veri della gente vera, qui i souvenir non arrivano, anche se distano pochi metri.
Come spesso gli architetti del passato usavano fare, un intrico di viuzze porta ad un'ampia piazza e praga non sfugge a questa regola Staromeske namesti la piazza del municipio è un sottile fil rouge storico-architettonico, vi sono palazzi barocchi, art nouveau, gotici e neogotici.
Per fortuna l'imperante modernismo non ha intaccato il fascino e lo spendore di questi palazzi ricchi di storia..
Josefov il quartiere ebraico, è solo una parentesi nella mia visita cittadina, troppo caro e fuori da qualsiasi convenzione turistica, certe volte i luoghi comuni sono duri a morire.
Nove mesto la città nuova è come in molte città europee un misto di antico e moderno, zona della città nel quale vi è il museo dell'altro grandissimo compositore ceco Antonin Dvorak, sito in un edificio che è una delle maggiori espressioni del barocco Praghese.
Vaclavske namesti e Karlovo namesti ampie piazze con parecchio verde intorno specialmente la seconda..
Il fascino della città è intenso durante tutte le ore, da illuminata alla sera o sotto il cielo cocente di agosto oppure sotto un'intensa pioggia estiva..
Il Mattino alle 7 è forse un'ora privilegiata per osservare una città, è abbastanza viva da schiudersi lentamente al visitatore curioso, ma abbastanza sonnacchiosa dal punto di vista turistico.
Il profumo delle panetterie è intenso, il magico abbraccio tra cereali e muffe che consente la lievitazione ti permea e ti si appiccica addosso e rendendo le ore successive migliori con il ricordo del sapore semplice e genuino del pane appena sfornato.
L'odore insolente di aglio e cipolla però ti schiaffeggia ricordandoti che le cucine dei numerosi e graziosi ristoranti sono già al lavoro..
la cucina praghese è molto semplice, prevede ottime zuppe e tanta carne con crauti e patate.
Una scoperta gustosa è stata la bramboracky, una sorta di frittella fatta con patate grattuggiate e aromatizzata con l'immancabile aglio e la maggiorana.
La pasticceria/panetteria è tipicamente austroungarica, con porzioni enormi e soffici forme.
Il caffè è tipicamente continentale, lungo e delicato servito in grosse tazze panciute, l’espresso è diffuso ma poco consigliabile.
I mezzi pubblici sono eccellenti, se consideriamo solo i tram e le metropolitane, puliti veloci e pratici, ti portano pressoché ovunque. Decido di comprare dei biglietti giornalieri da associare alla Prague card, una sorta di maxisconto su numerosi musei ed attrattive, ove presentando la card entri gratis.
L’indomani mattina la giornata si presenta ottima bel tempo cielo terso con qualche ciuffo bianco qui e li, conosco qualcuno a cui piacerebbe un sacco questo cielo..
Colazione tipicamente continentale, nulla di eccelso visto le 2 ** della pensione, ma tutto fresco e pulito. Stavolta la Guida di Praga mi accompagna nel mio girovagare, anche se ad onor del vero l’ho usata pochissimo.
Esco dalla pensione ed assaporo nuovamente l’aria. Oggi mi sembra decisamente più confortevole, ha un piacevole profumo di erba fresca appena tagliata, scoprirò qualche metro più in la che alle 8 di mattina i giardinieri comunali sono già al lavoro. Ecco i giardini di Praga sono delle oasi in cui rifugiarsi dal caos della città, come ogni capitale che si rispetti soffre di un cancro comune, il traffico generato dall’imperante uso delle auto private, nonostante i mezzi pubblici, come ho già accennato, siano eccellenti, frequenti e puliti.
Oggi decido di visitare la collina dell’osservatorio astronomico, arrivare su è stato un compito un po faticoso, vista la fila all’entrata della funicolare decido di risalire la collina a piedi, a metà strada sfrutto la fermata di mezzo del trenino verde della funicolare ed ero già in un bagno di sudore…
Il panorama da lassù è impressionante, vedi tutta la città ed oltre, le numerose aree verdi, la sinuosa linea verde disegnata dalla Moldava che sembra voler separare ed unire al città al tempo stesso.
Il tempo però decide di mutare per offrirmi anche la sensazione di una capitale mittleuropea sotto la pioggia battente. Onestamente dopo la mia partenza da Milano ne farei a meno, ma il fascino malinconico di questa capitale offre il meglio di se con i toni smorzati dalla carenza di luce, sarei curioso di vederla in una sera nebbiosa d’inverno.
Il profumo dei prati e delle conifere del parco della collina misto a quello dell’asfalto reso caldo da qualche ora di sole è intricato, complicato da spiegare, tra note di fresco delle conifere a quelle leggere e acidule dell’erba appena tagliata a quello acre e sintetico dell’asfalto granuloso dei sentieri.. potrebbe essere una nota stonata ed invece il tutto fluisce attraverso il mio naso dandomi solo buone sensazioni. Sono sorpreso dal contrasto che provo pensando al primo sgradevolissimo impatto con la città e quello che sto provando ora.
La visita all’osservatorio astronomico è divertente tra i vari diorama che spiegano i fenomeni fisici della rifrazione e della profondità dei raggi cosmici e l’osservazione diretta nel telescopio motorizzato. Peccato che il cielo che nel frattempo è diventato di un azzurro intenso sia disseminato di tante nuvole bianche (mi ricorda il cielo dipinto di un qualsiasi quadro di Turner) e quindi non si veda praticamente nulla. Questa visita però mi fa ricredere parzialmente sulla freddezza dei cechi, una ragazzina liceale era li a spiegare ai visitatori il funzionamento dl telescopio ed è stata deliziosa, gentilissima, preparata. Spero proprio non si rovini crescendo.
Le numerose visite ai musei inclusi nella Prague Card sono piacevoli e arricchiscono il mio bagaglio culturale
I preferiti sono i 2 musei dedicati ai maggiori compositori cechi Smetana e Dvorak ed il museo della musica e degli strumenti musicali, dove trovo strumenti conservati con cura, tra i quali anche un pianoforte utilizzato da Smetana stesso.
Il museo nazionale è sito in un edificio imponente dal quale si gode una vista speciale su piazza Venceslao, molto grandioso, ma tutto sommato essendo principalmente un museo etnologico, paleontologico e mineralogico, nulla in più di un qualsivoglia museo del genere di una qualsiasi capitale europea.
Il museo della città di Praga invece nasconde delle chicche insospettabili, tra cui una temporanea sulla storia dei caffè ( intesi come locali ) praghesi e tutta la storia della città come permanente. Decisamente interessante, ma la cosa più bella è un plastico interamente in legno della città completato da un genio del modellismo del 1800 circa.Tale Langweil, ci ha lavorato dal 1826 al 1837 stupefacente.
Alla fine quello che mi rimane impresso di questa città è la sua ricchezza di stili architettonici, il suo stimolare al romanticismo da qualsiasi punto la si osservi, la sua organizzazione a misura di turista e le ottime birre.
Decisamente da provare in coppia, secondo me rende mooolto di più

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