giovedì 9 ottobre 2008

Szantod

I preparativi sono sempre monotoni e ripetitivi qualsiasi attività ti appresti a fare, sembra insolito ma tutto sommato ci troviamo a essere schiavi di una lista di cose da fare prima di accingerci a farla.
Szantod Puszta sono appena 20 km di strada statale, un panorama ricco di dolci colline con boschetti isolati che interrompono la finta monotonia dei campi di girasole ormai pronti per la mietitura, com’è lontano nel tempo quel mare giallo di fiori, ognuno grosso come un piatto.. appena 2 mesi..
La strada ormai non è più la provinciale di Balatonvilagos, bensì la statale che porta a Siofok, il capoluogo di regione che dovremo oltrepassare per raggiungere Szantod.
Il turismo di massa ancora dorme placido quando noi ci muoviamo ed il traffico è praticamente inesistente.
Dall’alto della collina la statale sembra gettarsi nella pianura per poi accerchiare la città di Siofok aggirandola in un semicerchio che sembra non finire mai.. il tratto di strada che rimane per arrivare a Szantod invece sembra finire nel lago Balaton nei pressi di Zamardi a causa dell’attracco del traghetto per Tihany.
A quel punto mia sorella ed io siamo già in fibrillazione per quello che ci aspetta, un trekking di 4 ore a cavallo.
Unica incognita che cavalli avremo?? Il Borgo di Szantod Puszta è un monumento nazionale con gli edifici bassi ed allungati con i tetti in paglia e gli spessi muri imbiancati a calce. I paddock per i cavalli sono ampi ed i cavalli possono rincorrersi in giochi di agilità.
Ci avviciniamo alle scuderie e l’amazzone che guiderà il nostro gruppo in linguaggio a dir poco “condito” distribuisce le cavalcature, a mia sorella tocca uno splendido palomino, a me un piccolo cavallino nevrile.
Satan, un nome un programma. È uno shagya-arabo, un incrocio tra una razza autoctona ungherese ed un cavallo arabo, bel miscuglio di razze..
L’amazzone si raccomanda con me di stare in fondo al gruppo, non capisco ma mi adeguo..
La natura stupisce sempre come le persone, passiamo dalla campagna coltivata al bosco, al guado di un ruscello alla scalata di una collina per finire in una galoppata a perdifiato in un campo appena mietuto.
Impressiona come persone fino ad un momento prima chiassose possano improvvisamente stupirsi ed ammutolirsi al passaggio improvviso di un cinghiale prima e di un capriolo dopo..
Il passaggio dal campo al bosco da quasi alla testa , tutta quell’ombra e quel fresco sembrano una manna nel caldo di una mattina di metà luglio. La sosta a mangiare le more ed i lamponi direttamente dai rovi, un sapore così non l’ho provato mai più nella vita, lo conservo come uno dei miei ricordi più preziosi..
La discesa verso il guado con alcuni cavalli a cui l’acqua pare proprio non piacere. Satan invece non teme nulla ed anzi quel tronco che ostruisce la via viene saltato in scioltezza, incredibile come un cavallino di appena 1.50 mt al garrese possa esprimere certe doti fisiche. Imparerò qualche anno più avanti affinando le mie doti di cavaliere di cosa siano capaci questi animali formidabili.
Ma il bello deve venire, incominciamo a galoppare e dal ventre del bosco, dalla penombra luccicante che ci arriva attraverso le fronde degli alberi, li in fondo davanti a noi come un cerchio di luce violenta la fine di un tunnel naturale . Il bosco terminerà, mi chiedo che paesaggio ci lascerà intravedere.

Satan sembra inserire il turbo non riesco a trattenerlo, ed inesorabilmente mi trovo a superare la fila di cavalli davanti a me, si calma solo quando in pieno campo mietuto si ritrova a condurre il gruppo, non c’è dubbio a ripensare adesso al suo comportamento doveva essere per forza un cavallo alpha dominante..
Il rientro ha un non so che del sollievo, un tour di 4 ore in tutte le condizioni a cavallo è stancante per un ragazzino di 14 anni o forse meno. Specialmente se la cavalcatura ha fretta di rientrare in scuderia. Il tempo di dissellarla e comincia ad innervosirsi, non ne vuole sapere di farsi sciacquare i garretti mi tira uno strattone ed un calcio sulla rotula e poi fugge via nelle scuderie per mangiare.
Poi si dice che i cavalli non siano creature intelligenti e straordinarie…
Ormai siamo quasi all’anticamera del pomeriggio, le 12.30 passate, i nonni ci aspettano per pranzo alle 13.
Ci avviamo alla macchina euforici per la prima esperienza di questo tipo e rientriamo a casa per un pranzo in famiglia sotto l’ombra rinfrescante degli alberi di amareno del giardino.
Una mattina a Szantod Puszta.

Nessun commento:

Posta un commento